In un mio intervento su altri lidi della rete si parlava del codice etico del PD. Io sostenevo (e sostengo) che il codice etico del PD è inutile. Spiego anche qui il perché della mia affermazione.
A domanda diretta: candideresti a Sindaco una persona condannata dalla Corte dei Conti per spese “allegre”, la maggior parte di noi risponderebbe “no”. Penso che la stragrande maggioranza degli elettori non vorrebbe come amministratore e/o rappresentante nessuno che abbia preso più di un divieto di sosta, indipendentemente da qualsiasi valutazione ideologica o partitica.
A dire il vero, molti di noi sarebbero sensibili anche sulla condotta della vita privata. In molti stati democratici un’innocente bugia matrimoniale o un banale reato amministrativo implica la fine della carriera politica.
Allora come è possibile che Rutelli si candidi a Sindaco di Roma? Che indagati e condannati ci governino da anni e non si schiodino dalla poltrona conquistata? E’ possibile arginare la situazione con un codice etico?
La mia risposta è “NO”. Per due ragioni oggettive (materiali) e una ragione culturale.
Le due ragioni oggettive sono che all’elettore non viene data una scelta e (AND logico) non viene data informazione. Rutelli e’ l’esempio perfetto: senza primarie e con la maggioranza dei giornalisti che si dimentica dei suoi errori può tranquillamente candidarsi a sindaco di Roma senza suscitare nessuna indignazione diffusa.
Che l’informazione sia un nodo cruciale (e che l’elettore non sia poi cosi’ stupido) lo vediamo da quanto questa oligarchia spende per auto assolversi. Basta staccare la spina dei giornali e della TV per un mese per accorgersi di quanto siamo ipnotizzati.
Poi c’è il fattore culturale. Non credo che nessuna sezione di partito abbia scritto ai vertici una lettera di questo tenore: “Caro Segretario, hai candidato delle persone indegne, togli loro o ci toglieremo noi.”
Può un codice etico arginare questo vandalismo alla nostra intelligenza e al nostro sentire? Forse potrà mettere argine ai casi più gravi, ma non potrà fermare “l’amico di”, “il potente con tanti agganci”, “il figlio di”, “l’amministratore distratto” e compagnia bella. Primo perché certe pratiche non possono essere regolate da una legge scritta, ma solo da un’etica interiore. Secondo, perché quasi nessuno sa perché tizio si ritrova candidato e caio no. E non c’è scelta.
C’è poi anche la pratica delle primarie farsa, della finta scelta, con uno o due nomi famosi iper esposti e dieci sconosciuti che solo la rete può dar loro un briciolo di visibilità. Da noi un caso Obama è semplicemente fantapolitica.
ilcomiziante
Aggiornamento 27.2.2008:
Più su dicevo:
>Poi c’è il fattore culturale. Non credo che nessuna sezione di partito abbia scritto ai vertici una lettera di questo tenore: “Caro Segretario, hai candidato delle persone indegne, togli loro o ci toglieremo noi.”
Devo ricredermi su questo punto. La cultura etica degli elettori esiste. Forse non è così diffusa come dovrebbe, ma c’è ed è viva e vegeta.
Ho letto la seconda parte del libro Mani sporce e mi sono imbattuto spesso in frasi tipo “la pressione degli iscritti” sui politici smussarono i provvedimenti più vergognosi. Con mia grande sorpresa mi sono imbattuto in queste righe (p.852):
“Persino dall’UDEUR si levano proteste [contro l’accanimento di Mastella su De Magistris]: trenta dei trentaquattro membri della direzione del partito a Catanzaro rassegnano le dimissioni e danno pubblicamente alle fiamme il “codice etico” del partito mastelliano.”
Queste reazioni sono oscurate dai grandi media. Ma ci sono. Forse c’è ancora un filo di speranza.
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