Il Papi ha ripreso la sua lenta lettura integrale della Divina Commedia. Quando avrà finito potrà tranquillamente ricominciare, tanto non si ricorderà più nulla.
Alcune canti, però, rimarranno più impressi di altri, se non altro perché ripetutamente riletti. Il primo canto dell’Inferno, per esempio, Lacomizietta l’ha riletto e riascoltato molte volte, anche dalla viva voce della Mami che lo sa tutto a memoria. L’incipit della Commedia suscita molta paura, stimola immagini a colori (ipsa dixit, in contrasto con le illustrazioni in bianco e nero del Doré presenti sul libro) e invoglia all’emulazione: “Ho voglia di scrivere una storia paurosa, con le parole inventate [=strane], come fa Dante, lunga come la Divina… forse un poco di più. Fa niente se non la faccio tutta in rima?”. [Dante, il tuo oblio è vicino, sappilo!] I primi 9 versi non si leggono più, si recitano a memoria, ma è solo perché Lacomizietta non vi si è applicata.
Riaffrontando il tema della Divina Commedia, quindi, non sono mancate le domande essenziali:
1) Ma Dante sapeva a memoria tutta la sua Divina?
2) Come mai Dante, che è un maschio, ha scritto la Divina Commedia in quel modo così discutoso [=prolisso]?
Lo Scorfano, se in ascolto, è pregato di rispondere. Grazie.