Il Papi ha ripreso la sua lenta lettura integrale della Divina Commedia. Quando avrà finito potrà tranquillamente ricominciare, tanto non si ricorderà più nulla.
Alcune canti, però, rimarranno più impressi di altri, se non altro perché ripetutamente riletti. Il primo canto dell’Inferno, per esempio, Lacomizietta l’ha riletto e riascoltato molte volte, anche dalla viva voce della Mami che lo sa tutto a memoria. L’incipit della Commedia suscita molta paura, stimola immagini a colori (ipsa dixit, in contrasto con le illustrazioni in bianco e nero del Doré presenti sul libro) e invoglia all’emulazione: “Ho voglia di scrivere una storia paurosa, con le parole inventate [=strane], come fa Dante, lunga come la Divina… forse un poco di più. Fa niente se non la faccio tutta in rima?”. [Dante, il tuo oblio è vicino, sappilo!] I primi 9 versi non si leggono più, si recitano a memoria, ma è solo perché Lacomizietta non vi si è applicata.
Riaffrontando il tema della Divina Commedia, quindi, non sono mancate le domande essenziali:
1) Ma Dante sapeva a memoria tutta la sua Divina?
2) Come mai Dante, che è un maschio, ha scritto la Divina Commedia in quel modo così discutoso [=prolisso]?
Lo Scorfano, se in ascolto, è pregato di rispondere. Grazie.
Tag: dante alighieri, divina commedia, poesia
martedì 26 giugno 2012 alle 11:31
Dante NON ha scritto la Divina Commedia, ma la Commedia.
Ricordiamocelo quando la leggiamo, in modo da capire come la storia viene riscritta, visto che è mestra di vita.
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martedì 26 giugno 2012 alle 14:32
@edue
Sappiamo che sei un precisino, ma a volte esageri. Noi la Commedia la chiamiamo “La Divina”. E a volte solo “La”. :-)
In ogni caso alla Comizietta è stato detto il vero titolo dell’opera e il perché della sua mutazione. Oggi la interrogo per vedere se ricorda questo passaggio.
Comunque, se hai delle tavole a colori della Commedia degne del Doré la tua pignoleria è perdonata. :-)
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martedì 26 giugno 2012 alle 16:21
Tu dici che sono inutilmente pignolo; io dico che bisogna avere rispetto per gli autori e per la verità storica.
Che ne diresti se Il Milione di Marco POLO diventasse i “Cinquecentosedici euro e quarantacinque” o per restare in tema “L’ottopermille”?!
* * *
P.S.: Ho un’edizione della Comaedia con le illustrazioni del Doré, ma in bianco e nero; come vado?
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mercoledì 27 giugno 2012 alle 11:12
@edue
A colori, edue, a colori. Se ti armi di pastelli o di PS e colori Doré, puoi farcela. :-)
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martedì 26 giugno 2012 alle 16:39
Domanda Uno: Sì, cara Lacomizietta, Dante la sapeva tutta a memoria, secondo me. Uno dei suoi interpreti più bravi (Gianfranco Contini) ha detto che questa memoria agiva talmente forte in lui da costruire eco di uno stesso verso anche a distanza di molti canti, dall’Inferno fino al Paradiso. E questa era una delle sue grandi risorse poetiche, aggiungo io.
Domanda Due: no, la Commedia non è “discutosa”, in realtà. E’ anzi estremamente sintetica. L’avesse scritta la mia fidanzata, che è femmina, sarebbe lunga almeno cento volte tanto, fidati. Ciao ;)
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mercoledì 27 giugno 2012 alle 11:19
@scorfano
Ggrazie, caro Scorfano. La tua conferma ci è preziosa, che pensavamo anche noi queste risposte. Sulla discutosità: immagino che Lacomizietta sia impressionata dal tomo dell’Inferno, e non ha considerato che tre quarti del testo è commento. In effetti lei impiegherebbe un canto per la descrizione dei vestiti di Dante, un canto per quelli di Virgilio e i dialoghi sarebbero molto, ma molto più lunghi di quelli danteschi. Avrà modo di accorgersi dell’estrema sinteticità del poema.
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