Autrice: Gaia Conventi
Titolo: Giallo di zucca
Editore: Betelgeuse Editore
Altro: ISBN 9788863490299, p. 238, 14,00 €, I ed. 2013, premessa di Marcella Zappaterra, nota finale di Patrizia Lucchini, il romanzo è il sequel di Una scomoda indagine e un cane fetente.
Voto: 7/10
Lo dico subito: questo volume l’ho ricevuto in regalo dall’autrice con tanto di dedica. Ma scusa, non avevi detto che i libri te li compravi tu e non accettavi regali dall’autore? Vero, ma avevo anche detto che alcuni fortunati sarebbero riusciti a corrompermi. E con questa recensione siamo a quota due (l’altra è stata Cetta De Luca). Come vedete non è impossibile.
In realtà le cose non vanno come vorrebbero certi autori o case editrici, che sbucano dal nulla e vorrebbero una mia recensione di cose che non ho chiesto. Io seguo Gaia sul suo blog Giramenti da molto tempo e mi ero incuriosito del suo ultimo libro. L’ho messo nella lista dei desideri di anobii e quando ci siamo incontrati ci siamo scambiati dei regali di carta. Il suo era Giallo di zucca. Quindi non è stata Gaia a chiedere a me una lettura del suo romanzo, ma io a lei. (Idem con Cetta De Luca, anche se per vie più tortuose.)
Ma veniamo alla zucca. Il romanzo appartiene di diritto al genere giallo e quindi è adatto per le vostre vacanze: divertente, non impegna, dal ritmo lento ma inesorabile tipico del Po.
Si parla di Luchino Girondi, poliziotto e fotografo della scientifica in stanza Milano ma di origini Ferraresi e del suo cane Poirot, soprannominato cane fetente dall’autrice. Quando Luchino legge di un misterioso suicidio in una libreria della sua città natale, la sua curiosità prevale sui suoi doveri di obbedienza alle gerarchie pulesche e inizia una sua personalissima, ufficiosa e quanto mai sgangherata indagine. Ecco quindi la scusa per conoscere la divertente famiglia di Luchino, per la precisione gli zii librai e il cugino Pierfilippo, il cane Poirot e ovviamente Ferrara, con i suoi vicoli, i suoi palazzi e il suo Palio. (Sì, anche Ferrara ha il Palio, non solo Siena. E wikipedia dice che è il più antico del mondo.)
Oserei dire che il giallo rimane per buona parte del romanzo sullo sfondo, perché i personaggi con i loro numeri tengono banco per un buon numero di pagine. Il cane Poirot non è fetente per cattiveria, ma per simpatia, ecco. Ma la miscela di gag e di trama gialla è buona e si arriva in volata alla fine del libro con molto piacere. Come dicevo più sopra, ideale per la spiaggia.
Ma veniamo ai difetti, che altrimenti vengo tacciato di buonismo. Il primo, a dire il vero, non è neanche colpa di Gaia: la premessa della presidentessa della Provincia di Ferrara Zappaterra. Per aver concesso il patrocinio della Provincia in pieno agosto è sicuramente un’ottima amministratrice, ma per le premesse ha bisogno di un ghost writer. Saltatela a piè pari per non demoralizzarvi.
Secondo: ho contato 32 nomi commerciali. Capisco che alcuni siano entrati de facto nella nostra lingua (ma non è questo il caso); capisco anche che alcuni sono funzionali alla trama, come i nomi dei giornali e dei siti internet, ma gli altri? E soprattutto, perché tutti in corsivo? Comunque Gaia è in buona compagnia con molti altri autori più o meno famosi. Sembra che i marchi commerciali siano talmente entrati nelle nostre vite che non possiamo fare a meno di citarli quando raccontiamo il presente.
Ce ne sarebbe anche un terzo, ma a due settimane dalla fine della lettura non mi sembra così importante.
Concludo con una curiosità. Durante la lettura ho capito perché Gaia abbrevia Ilcomizietto in Comiz. Da oggi è l’unica autorizzata a farlo, che io sono come Luchino. (Sì, bisogna leggere il romanzo per capire di cosa sto blaterando.)
Buona lettura!
Tag: gaia conventi, giallo, giallo di zucca, giramenti, libro
giovedì 3 luglio 2014 alle 10:03
Caro Comiz – e adesso sai il perché di quel Comiz -, ammetto d’avere una certa passione per i nomi commerciali, nel senso che mi sembrano una presa per i fondelli. Ma mica nei confronti del lettore, ci mancherebbe! Io sono un lettore e, in quanto tale, tendo a prendermi molto sul serio. Meno quando scrivo, quando scrivo butto giù roba da spiaggia e voglio strappare un sorriso.
Voglio anche ammazzare qualcuno, certo, ma almeno farlo su carta non comporta l’essere poi infilati in spazi angusti. E il vitto, santo cielo! Abituata ai caplàz col ragù non potrei sopportare il vitto della prigione… Non farebbe bene al mio ottimismo.
Dicevamo? Ah, già, i nomi commerciali. Come tante altre cose – che i ferraresi colgono al volo, essendo perculamenti locali (come il romanzo abbia ottenuto il patrocinio della Provincia è il più grande mistero del mio giallo) – rientrano tra le buffonate.
Nikon, lo ammetto, mi è invece servito come sinonimo. Avrei potuto dire Canon, ma a quel tempo ero appassionata di Nikon. Nel prossimo celebrerò il mio passaggio a Olympus. Che je frega al lettore non è chiaro, ma vedrò di farmi perdonare in qualche modo.
Grazie per la rece, la rece è come Luchi e come Comiz. ;)
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:13
Il soluto buonista del cazzo :D
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:15
Ma poverino… è buono, sì, ma mica possiamo ucciderlo per così poco.
Comiz… resta buono, mi raccomando, sei l’unico amico buono che ho! :D
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:25
Non fate mai arrabbiare un buono, però! :-)
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:27
Lo so, lo so… ne ho sposato uno. Vivo nel terrore che cominci a dare di matto. :D
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giovedì 3 luglio 2014 alle 15:23
Buonista, non buono: c’è differenza!
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:24
Dì, la verità. Sei invidioso. E stai attento, che se Gaia si arrabbia ti abbrevia in Ball. :-)
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:28
Lo chiamo sempre Rob, ma forse Rob è troppo.
È che a chiamarlo Ro poi pare la targa di Rovigo… e tra Rovigo e Ferrara non corre buon sangue. ;)
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:21
Ecco, lo sapevo che non avevo capito qualcosa! :-) Mi sono lasciato prendere dal mio lato bacchettone e moralista!
Comunque sono convinto che i vari marchi non se ne accorgano. Fatti pagare, magari in natura. Una Olympus nuova o scontata può sempre servire. :-)
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giovedì 3 luglio 2014 alle 10:25
Ma no, figurati! Sono io che tendo a complicare le fregnacce.
Vedrò di farmi pagare un tot a marchio. Che almeno si riesca a tirare su qualcosa, santa pazienza! ;)
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mercoledì 14 gennaio 2015 alle 22:00
[…] la prosa, invece, direi che mi ha sconcertato e stupito non poco. Primo perché è molto diversa da Giallo di zucca, secondo perché sembra quasi in antitesi con il carattere casinista che l’Autrice mostra […]
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giovedì 21 dicembre 2017 alle 22:51
[…] Gaia Conventi ha liberato una delle sue prime opere, prequel di Giallo di zucca: […]
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giovedì 28 dicembre 2017 alle 21:37
[…] avrà letto Giallo di zucca sa che c’è stato un piccolo racconto pubblicato prima con lo stesso protagonista. Fuori […]
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