Sono abbonato alla e-zine dei Rudi Mathematici dove, più che dilettarmi di vera matematica, mi faccio una cultura sulle vite dei matematici famosi. La e-zine viene spedita via mail, per chi la richiede, e viene accompagnata da poche righe di commento sugli ultimi eventi matematici e non. La mail di accompagnamento del numero di gennaio, il 192, accenna agli ultimi eventi di Parigi. Mi è piaciuta molto. È completamente assente quella sicumera che si è letta in numerosi interventi sul tema e richiama ad uno sguardo più ampio sul mondo.
La pubblico qui con il consenso degli autori.
È un anno strano. Forse – speriamo – solo un mese strano.
Se volete sapere la verità, abbiamo ragionato un po’ fra noi, redattori di questa virtuale redazione di RM, se fosse il caso di uscire con una copertina che riportasse non la solita immagine relativa a qualche curiosità scientifica o matematica, ma la più forte e decisa scritta “Je suis Charlie”.
Se seguite il link che porta al numero 192 di Rudi Mathematici, vedrete che no, non abbiamo cambiato copertina all’ultimo momento in memoria delle vittime di Charlie Hebdo. Non l’abbiamo fatto per diverse ragioni, ma la principale è banalmente una sorta di timidezza. Non crediamo che chi legge RM si aspetti dal giornalino le stesse cose che è lecito attendersi da un quotidiano o da un settimanale. Ci sembrerebbe di peccare d’immodestia. Siamo una piccola e-zine con un mandato ben preciso, quello di provare a divertire con la matematica. Tutto qua.
Certo, siamo anche persone. Persone che calpestano il pianeta in questi tempi strani, e che cercano di capire, di comprendere questi tempi e questi luoghi. Persone che si emozionano, si scandalizzano, si spaventano, si commuovono. Possiamo lasciar correre via l’idea di cambiare copertina, per timidezza e per paura di inadeguatezza; ma possiamo comunque scrivere qualcosa qua, in questa letterina mensile che dura il tempo di un’eclissi di sole.
E in questa lettera vi diciamo che non capiamo. Non siamo particolarmente ferrati in nessuna religione, ma ci pare impossibile che si uccida davvero per motivi religiosi, e quindi non capiamo. Ci pare assurdo che si possa uccidere per dei disegni, anche se sappiamo che l’uomo è in grado di uccidere per qualsiasi sciocchezza.
E poi, a dire il vero, non capiamo neppure come ripartire bene la nostra disperazione e il nostro senso dello scandalo, se nelle stesse ore in cui venivano uccisi a mitragliate dei disegnatori francesi venivano anche massacrate a colpi di sciabola centinaia di africani. Non ci pare possa essere la distanza a fare la differenza nel dolore, e non è neppure il numero. Così restiamo imbarazzati, col nostro giornalino in mano, e continuiamo a non capire.
L’unica cosa che ci pare regolare e costante, in questi lugubri racconti di massacri, è che c’è qualcuno, armato, che ritiene necessario uccidere qualcun altro che ritiene diverso da sè. Quasi sempre, la colpevolezza della vittima è tutta in questo, nell’essere diverso dal suo carnefice.
E ci pare ancora più strano, perché la diversità è ricchezza, quando è coniugata attraverso il dialogo e l’accoglienza. Ma a quanto pare diventa il più tragico viatico verso la sofferenza, quando è coniugata attraverso il respingimento e la violenza.
Dovrebbe essere semplice risolvere il problema, se fosse tutto qui. Dovrebbe essere semplice, essere tutti felici e vivere in serenità e armonia: basterebbe accogliere e dialogare; ma di fatto queste semplici azioni restano rare, rarissime, e allora non capiamo.
Sembra che l’umanità sia un teorema ancora ben lontano dall’essere risolto.
Redazione di Rudi Mathematici
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Tag: je suis charlie
lunedì 12 gennaio 2015 alle 19:24
TL;DR: Io resto sempre affascinato da quanto venga travisato il concetto di teorema.
Quelli che fanno giudiziaria, parlano di “teorema accusatorio”. Che significa? Un cazzo.
Un teorema è un affermazione provata. Un dato. Un qualcosa che, sotto le ipotesi che lo accompagnano, si è dimostrato essere vero, secondo delle regole logiche (occhio, non tutto ciò che è logicamente corretto è dimostrabilmente vero e sopratutto non tutto ciò che è corretto logicamente è necessariamente vero – Gödel insegna).
Allora se l’accusa avesse formulato un teorema accusatorio, avrebbe già scritto la sentenza. Avrebbe cioè dimostrato che in base alle ipotesi, la tesi è vera. Non è quello il compito dell’accusa.
Il compito dell’accusa è, nella migliore delle ipotesi, congetturare.
Bene, per dire cosa?
Che quando una tesi viene dimostrata (sotto determinate ipotesi, è bene ripeterselo davanti allo specchio ogni mattina) diventa un teorema.
Ma allora, che significa “risolvere un teorema”?
Nulla; porcavacca. Nulla.
Un teorema si enuncia, si applica, si dimostra (certo, anche dopo che è un teorema si dimostra, perché si può trovare un’altra dimostrazione, o perché la dimostrazione è costruttiva, e serve per applicarlo), si discute, si cerca di confutare.
Si possono fare tante cose con un teorema, ma non lo si può risolvere.
Si può risolvere un dubbio, il dubbio su una congettura (quella di Fermat, ad esempio sulla scomponibilità di un numero in somma di potenza maggiori di due – noto come Grande Teorema – era una grande congettura), si può risolvere un problema.
“About the only thing you can’t do is” SOLVE a theroem. Per quanto tu voglia pensare differente.
Boh, perché un concetto tanto semplice sembra stimolare un uso tanto improprio non lo capirò mai.
“Sembra che capire l’umanità sia un problema ancora ben lontano dall’essere risolto.”
Era difficile?
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La parafrasi inglese è ispirata da http://it.wikipedia.org/wiki/Think_different
Sul Teorema di incompletezza che ho barbaramente enunciato vedi anche http://it.wikipedia.org/wiki/Teoremi_di_incompletezza_di_G%C3%B6del
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Scusa il pippone. Non è un giudizio su RM in generale, non ne sarei capace. Donde http://www.urbandictionary.com/define.php?term=tl%3Bdr :D
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martedì 13 gennaio 2015 alle 9:39
Figurati se un blog che si chiama Ilcomizietto ha paura dei pipponi!
Venendo al dunque. In matematica si è parlato per anni dell’Ultimo Teorema di Fermat quando ancora non era un teorema, giocando sul fatto che Fermat pensava di averlo dimostrato. È ovviamente un uso improprio, e retorico, quello che tanto ti infastidisce. Ma vedo che hai capito bene il concetto. :-)
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martedì 13 gennaio 2015 alle 9:58
[…] volentieri Teoremi da risolvere | Ilcomizietto; leggendolo m’accorgo che il titolo è una citazione da Rudi Matematici. Ho stima di […]
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mercoledì 28 gennaio 2015 alle 20:45
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giovedì 29 gennaio 2015 alle 21:13
Non ce la farò mai! :-)
Spero che altri riescano a goderselo. Grazie!
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