Autore: Ursula Kroeber Le Guin
Titolo: I reietti dell’altro pianeta – Un’ambigua utopia (Orig: The Dispossessed)
Editore: Mondadori
Altro: ISBN: 9788804642497, genere: fantascienza, prezzo: 10,00 €, pagine: 340, traduttore: Riccardo Valla, ediz. Oscar Mondadori – I grandi della fantascienza maggio 2014, prima edizione 1974
Voto: 8/10
Bello, bello veramente. Romanzo non facile e che sicuramente risente del periodo della guerra fredda e delle idee politiche dell’autrice, ma la narrazione e le vicende sanno tenersi fuori dal mondo contemporaneo.
In un futuro remoto, su Thau Ceti, orbitano due pianeti (o un pianeta e la sua luna?) entrambi abitabili dall’uomo, Urras e Anarres. Sul primo, pianeta ricco di acqua e molto simile alla Terra, vive una società anch’essa molto simile alla nostra, con stati liberali e capitalisti, stati socialisti e stati cuscinetto, ricchi e meno ricchi; c’è persino un organo molto simile all’ONU, il Consiglio dei Governi Mondiali, su scala interplanetaria.
Sul secondo, su Anarres, vi è una società giovane, di 150 anni circa, fondata da Odo, una ribelle urrasiana. È una società completamente anarchica, non ci sono leggi o regole, se non quelle auto imposte dagli individui per formare una società in grado di vivere in un pianeta inospitale. Non esiste proprietà privata. Tutti condividono tutto, spontaneamente. Su questo pianeta, che sembra, a prima vista, un piccolo paradiso sociale, vive Shevek, un fisico che ha in mente teorie rivoluzionare riguardanti il tempo. Il problema è che le sue teorie sono troppo rivoluzionare e Shevek, nei suoi studi, è solo. Anarres infatti è culturalmente isolato, non ha scambi con altri pianeti se non limitati scambi con il pianeta gemello. Ma un flebile legame con gli scienziati di Urras scatenerà la serie di eventi che animerà il romanzo. Non vi dico altro, ovviamente.
La narrazione è portata avanti su due linee: la prima racconta il presente di Shevek, la seconda il suo passato, dalla prima infanzia. Le due linee si congiungeranno alla fine, dando un quadro completo della vita di Shevek e dei due mondi.
Molto interessanti le riflessioni sulle due società, quella capitalistica di Urras e quella anarchica di Anarres. La necessità della contaminazione, del confronto, di chi non segue le regole, sembra essere vitale per ogni società, di qualsiasi tipo. E chi si oppone a questi cambiamenti risulta essere conservatore anche in una società apparentemente molto rivoluzionaria come quella anarresiana. Io ho trovato molti collegamenti con la recente lettura di Schneier, Liars and outliers.
Ho trovato interessanti le riflessioni di Shevek (e della narratrice) sulla sua relazione di coppia, perché il romanzo contiene anche una storia d’amore, molto forte, pulita, intensa. È importante partire per la propria missione, per quello che si crede, ed è importante ritornare, dice Shevek, sapendo che sia l’andata sia il ritorno non saranno facili e mai si ritornerà al punto originario. È importante sentire il filo rosso che unisce la coppia, un filo rosso che resiste al tempo e allo spazio. (Poi alcune volte si rompe, ma questa è un’altra storia.)
Unico difetto è la mancanza di elementi alieni nei due mondi. Troppe piante, animali, situazioni e oggetti simili ai nostri, per essere un mondo completamente alieno e lontano nel futuro. Non che la cosa sia determinante, e forse è meglio che non ci siano troppe cose che distraggono dal messaggio principale, ma la cosa si nota.
Il romanzo fa parte di un ciclo, il Ciclo dell’Ecumene; mi darò da fare per ritrovare tutta la saga.
Buona lettura!