Sabato scorso sono andato al matrimonio del mio amico MM che non frequento più da una vita, circa 16 anni, mio ex compagno di liceo.
In questi anni ci siamo incontrati per caso al supermercato o per strada. Buongiorno e buona sera. Tutto bene, io sì e tu, tutto ok, ciao.
Nonostante questo mi ha invitato al suo matrimonio. È evidente che gli sono molto simpatico. Quindi mi sono detto: ma sì, andiamo.
Alla cerimonia, ero stato avvertito, avrei rivisto altri ex compagni di liceo. E quindi con il vestito nuovo e le scarpe nuove comprati per l’occasione mi sono lanciato in questa impresa.
Ma veniamo alle situazioni degne di nota da raccontare, quelle imbarazzanti ovviamente.
Gli invitati erano circa cento, ovvio quindi trovare tanta gente sconosciuta. Arrivati al ristorante ci servono un aperitivo. Ci sediamo nei tavoli fuori e chi si conosce cerca di fare gruppo. Al tavolo dove mi siedo ci sono: R., mia ex compagna di liceo (anche lei non vedo da una vita); la sorella V. di un altro mio amico assente per motivi suoi, con relativo fidanzato. Noi quattro, che già ci conosciamo, iniziamo a chiacchierare, sicuramente più in sintonia che con il resto degli sconosciuti. Al nostro tavolo però ci sono altre due persone, una Lei e un Lui. E qui cominciano i problemi. Per me.
Lui: ti ho già visto da qualche parte.
Io: può darsi, vivo a S. Donato da sempre, siamo tutti di S. Donato, siamo a S. Donato, io ho fatto molta attività pubblica a S. Donato, faccio parte dell’associazione X che opera a S. Donato da vent’anni. Però di te non mi ricordo.
Lui: Ma sì, eri senza pizzetto (16 anni fa), abitavi in via Y, giusto? E mi sa che una volta sono stato anche a casa tua.
Io: Sì, abitavo in via Y, ma sei sicuro che sei venuto a casa mia?
Lui: Sì, con MM a un tuo compleanno.
Io: Nebbia. Buoio. Mai visto prima. Ricordi: zero. Ah eh, eeem, non so non ricordo.
Lui insiste.
Imbarazzo.
Lui cambia argomento e ne sceglie un alto di sicuro impatto emotivo. La politica.
Rivolto a R:
Lui: Anche tu mi pare di averti già visto. (Ma con lei non si spinge oltre.)
R: Può darsi, anche io ho vissuto molti anni a S. Donato. (Anche lei non si ricorda di lui.)
Lui: Ma tu non eri comunista?
Imbarazzo nel tavolo.
R: (ridendo, imbarazzata) Ma cosa vuol dire? Ma no… ma esistono ancora i comunisti oggi?
Io: forse intende dire che hai frequentato qualche festival dell’unità.
R: Sì, forse sì, più di venti di anni fa però.
Imbarazzo.
Lui, appurato che di comunisti al tavolo non ce ne sono, passa al piatto forte:
Lui: a voi piace Renzi? Io sono renziano.
Altro gelo nel tavolo.
Io: Ehm no, guarda, a me sta qui.
Lei: io l’ho votato perché il meno peggio.
Gli altri glissano, forse per non bestemmiare contro il nostro Matteo. Ancora imbarazzo.
Non poteva mancare il cameriere fantozziano con me nella parte di Fantozzi, ovviamente. No, esagero, non è successo nulla di che. Semplicemente questo cameriere al buffet serve tutti, tranne il sottoscritto. Quando non c’è più nessuno da servire, guarda altrove. Dopo l’ennesima mia richiesta mi serve, ma l’antipatia reciproca è immediata. La sua espressione è la medesima del cameriere fantozziano citato.
A tavola comunque non fa mancare di farmi capire che gli sto sulle balle. A tutti serve il piatto sulla destra, come si deve, e a me i suoi arrivano dalla sinistra.
Per rimanere nella sua parte ha rovesciato un intero vassoio di bicchieri con il sorbetto per terra. Per sua grande fortuna non ha sporcato nessuno. Quando è arrivato con la torta, però, io sono stato molto lontano.
A parte queste mie piccole disavventure sono contento per MM, che mi sembrava stanco ma felice di questa sua impresa. Auguro a lui e alla sua famiglia – sì, sono già in tre – un futuro pieno di soddisfazioni e serenità. Grazie MM per avermi invitato. :-)