Archive for settembre 2016

Il “Fertility Day” e la qualità del lavoro

lunedì 26 settembre 2016

Segnalo un post di Giovanna Cosenza che a sua volta segnala un articolo di Massimo Guastini:

“Fertility Day: andiamo oltre i capri espiatori”, di Massimo Guastini

Il tema è la pessima campagna del Fertility Day del Ministero della Salute, le considerazioni però sono riguardanti il mondo del lavoro nel mondo della pubblicità.

A quanto scritto sul post citato io ho da aggiungere questo.

Premesso che non guadagno 236mila euro, se accade al ministero quello che accade nel mio piccolo mondo lavorativo, il fatto che un lavoratore sia in grado o meno di svolgere un’attività è cosa sempre più spesso marginale. Le competenze stanno diventando facoltative e ormai questa tendenza la vedo da molti anni. Quante volte ho detto “non so fare questa cosa” e mi è stato risposto “leggiti il manuale“? Tante. Se c’è qualche difficoltà poi tanto si “scala”, che nel gergo lavorativo significa “troviamo qualcuno che sa fare veramente le cose o che almeno si prenda la colpa del lavoro fatto male“. Pennac, col suo Malaussène, è stato un visionario.

Nell’era dei servizi e delle relazioni il tecnico ha assunto sempre più un ruolo marginale e viene pagato di conseguenza. Solo che mentre ieri il tecnico era solo quello con la chiave inglese in mano, oggi lo è anche chi sa programmare in Perl o scegliere una giusta foto per una campagna sanitaria.

I risultati di chi non investe più nella parte tecnica del lavoro sono sotto gli occhi di tutti.

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De gustibus /28

lunedì 26 settembre 2016

Questa è una versione onirica della rubrica.

Ho sognato che ero ad una festa di famiglia, in un ristorante molto in, e come ultima portata è arrivato un dolce. Una torta di cioccolata, con sopra fettine di pecorino fuso, cipolla e rucola. Tutti i commensali si sono buttati sulla leccornia. Io mi sono svegliato prima di assaggiarla.

Intervista all’ex agente dell’FBI Mark Rossini

domenica 11 settembre 2016

A proposito di 11 settembre:

Intervista all’ex agente dell’FBI Mark Rossini
di Paolo Attivissimo

Windows 10

domenica 4 settembre 2016

Ho finalmente – finalmente? – messo le mani su Windows 10 per un tempo sufficientemente lungo da poterlo valutare ed è molto peggio di quanto potessi immaginare.

Windows 10 era su un notebook Lenovo G50-80. Prima dell’installazione dell’ultimo corposo aggiornamento era una pena, con continui blocchi del desktop. Il problema è che gli aggiornamenti non può deciderli l’utente. Bisogna aspettare pazientemente che Piccolosoffice si degni di farceli avere, secondo logiche tutte sue. Certo, puoi chiedere di forzare un controllo, ma ho scoperto che le risposte non corrispondono al vero. Dopo un paio d’ore che mi spergiurava che gli aggiornamenti erano finiti, ecco comparire il mega Update dall’Anniversario. To’!

Le impostazioni che riguardano la privacy sono infinite. Sono stato attento a tutto, ho frugato ogni impostazione. Poi ho avviato O&O ShutUp10, tool che consiglio vivamente, e mi sono accorto di essere solo a meno di metà del lavoro. Shutup 10 è veramente illuminante, in questo senso. E il motivo è molto semplice: sul desktop e nel browser vi arriverà della pubblicità, se non fate nulla per non averla. (Quanto sono efficaci le impostazioni lo vedrò nei prossimi giorni.) L’aggiornamento dell’anno scorso non era gratis. Il prodotto erano gli utenti. E anche ora che acquistiamo il prodotto, il prodotto siamo noi. Zio Bill ha trovato il modo di farsi pagare due volte. In ogni caso, la mole di dati che il sistema operativo può raccogliere e spedire alla casa madre è impressionante.

Un consiglio: usate Shutup 10 dopo aver installato l’ultimo aggiornamento dell’Anniversario, perché l’update vi modifica molte impostazioni, riportandole al default gradito a Piccolosoffice. Pare che quelli di O&O lo sappiano bene, perché il programma si accorge dei cambiamenti dall’ultima volta che è stato avviato e consente l’export e l’import della configurazione che si sceglie. A questo punto, penso lo farò girare mensilmente.

Il nuovo tasto avvio non si può vedere. Ancora una volta, consiglio classicshell per sopravvivere.

Le impostazioni sono ancora sparse fra il vecchio pannello di controllo e le impostazioni raggiungibili dal tasto avvio, con la grafica a piastrelloni. Una pena.

Spero che il mio pc duri ancora a lungo. Sicuramente per il prossimo Piccolosoffice non avrà i miei soldi.

Uozzap

sabato 3 settembre 2016

Mi sono iscritto a Uozzap.

Mi sento sporco come quando andai a comprare L’Avanti in edicola ai tempi di mani pulite. All’epoca volevo emozioni forti. Oggi mi sono stancato di dire a tutti che Uozzap andrebbe evitato.

In questi giorni ho cambiato operatore, gli SMS ora costano cari e non li usa quasi più nessuno, fra le persone che conosco. Mi sono stancato di combattere i mulini a vento e consigliare alternative a tutti i miei contatti. (Anche se così facendo ho portato qualche nuovo utente su Telegram.)

Quando un servizio è gratis, siamo noi il prodotto, ma vorrei ancora scegliere a chi vendermi. Qualche volta certe scelte sono difficili.

Per chi non sopporta Uozzap e ancora resiste dico che sì, conosco le alternative e sì, uso abitualmente Telegram, anche se non è il migliore per la privacy. (Almeno farò fare soldi a gente diversa dal signor Faccialibro.)

Per gli altri dico che il motivo di tanta resistenza (qualche anno ormai) e del mio sentirmi sporco è questo:

WhatsApp passerà dati a Facebook

e poi lo mettete assieme a questo:

Facebook rivela le identità nascoste di pazienti, clienti, ladri e vittime
(Grazie a Paolo Attivissimo)

E ora due considerazioni tecniche:

1) Uozzap non si installa in modo semplice su dispositivi che non hanno scheda telefonica. Ovvero non si installa su tablet che hanno solo il WiFi. (Il mio caso, guarda un po’!) Ma non è un vincolo stringente. È solo per farvi penare di più:

Come installare WhatsApp su tablet
di Salvatore Aranzulla

In pratica scaricate da Uozzap il pacchetto android e lo installate a mano. Tranquillizzate la procedura di installazione che sì, anche se non potete ricevere SMS, darete il giusto codice di attivazione e vivete felici. Ovviamente dovrete avere un numero in grado di ricevere SMS. Dovrete sacrificare un’utenza telefonica.

(Telegram non ha di questi problemi, ovviamente, perché sa che se avete i codici giusti siete voi e non un altro.)

2) Arenzulla dice che si può usare solo un numero non registrato perché

Se si utilizza un numero già registrato sul servizio si perderà la possibilità di accedere a WhatsApp con il telefono in quanto WhatsApp limita l’accesso a un solo device per numero.

Telegram è su tre device, registrato con lo stesso numero di telefono e non ha problemi di sorta.

Sono cose piccole, ma penso diano la misura di come Uozzap intende la tecnologia: per chiudere e restringere e non per aprire possibilità.

(Uso personale di blog personale: per chi ha il mio numero di telefono e ha anche Uozzap: io posso leggere i vostri messaggi solo se sono a casa. Uozzap è installato sul tablet e il tablet si collega a internet solo se sono a casa o comunque con un WiFi disponibile. E forse non si era capito: io uso abitualmente Telegram, che posso leggere quasi ovunque.)