[libro] Illusione di potere

Autore: Philip K. Dick
Titolo: Illusione di potere (Now Wait for Last Year)
Editore: Fanucci (collana Tif Extra)
Altro: ISBN:9788834718698; 6,90€; p. 270; introduzione di Carlo Pagetti; traduzione di Maurizio Nati; genere: romanzo di fantascienza; I ed orig 1964; questa edizione: feb 2012

Voto: 8/10

“Stai aspettando che ritorni l’anno passato?”, chiede a Eric Sweetscent Gino Molinari a pagina 246; è esattamente il titolo originale dell’opera. Non è una battuta, ma quello che può succedere in questo strano mondo inventato da Dick. Siamo nel 2055, la Terra è governata da un piemontese, Gino Molinari, segretario delle Nazioni Unite, ma di fatto una specie di dittatore. La Terra è alleata con Lilistar, pianeta extrasolare abitato da alieni con le nostre stesse sembianze (abbiamo antenati comuni), contro i Reeg, simili a formiche. In questo mondo esiste una droga potentissima e straordinaria, la JJ-180, che fa spostare nel tempo, o meglio, sposta le persone che l’assumono in universi alternativi, in avanti, indietro, ma anche nel presente. Una allucinazione o un viaggio reale?

Nonostante Pagetti e altri commentatori vedano in questo mondo dickiano la descrizione delle parti andate in scena nella seconda guerra mondiale, con Molinari/Terra nelle vesti di Mussolini/Italia, Lilistar facente le parti della Germania nazista e i Reeg nel ruolo degli Alleati americani, in realtà il tema fantapolitico non è preponderante. Io lo metterei quasi ai margini del racconto, notando anche che questa similitudine in realtà è abbastanza approssimativa. Il tema è semmai il rapporto personale di Eric con la realtà e con la propria situazione familiare, offuscato e reso incerto e ambiguo dalla droga JJ-180. Il conflitto di Eric con la moglie Kathy è autobiografico ed è descritto in modo dettagliato, partecipato, sofferto, che arriva fino al finale. Il rapporto di Molinari con la droga e gli universi alternativi è guidato da pragmatismo politico, in bilico fra un altruistico senso di protezione dei terrestri e una egoistica sete di potere. Ma l’esistenza di mondi alternativi ci illude di avere un potere sulle nostre scelte: ogni possibilità è già contemplata, cosa importa cosa facciamo oggi? Ma soprattutto: fino a che punto possiamo negare ciò che siamo e sentiamo?

La fantascienza di Dick è insomma un pretesto per interrogarci sulle scelte che facciamo e su come siamo, siamo ben lontani dalla fantascienza di Clarke che indaga possibili scenari tecnologici.

Buona lettura!

PS: Per capire meglio l’autore consiglio questo video:

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