Autore: Bjørnstjerne Bjørnson
Titolo: Polvere (originale: Støv)
Editore: Imagaenaria Ischia
Altro: ISBN: 9788898494132; p. 60; genere: racconto; I ed 1882; questa ed: II ed. 2017; traduzione di Ervino Pocar
Voto: 6/10
Autore norvegese, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1903, questo breve racconto è finito sul mio comodino di lettura grazie a un regalo di una cara amica.
Il racconto è scritto in prima persona, la voce narrante va a trovare un facoltoso amico, Alberto (così è tradotto) Atlung, in un paesino del sud della Norvegia, dove vive con la moglie Amalia, la governante Stina e i due figli piccoli. Il visitatore scambia alcune considerazioni con gli ospiti sull’educazione dei figli, vengono citate le teorie educative di Herbert Spencer, si discute di religione. Poi accadono anche cose, ma quelle ve le lascio scoprire con la lettura. Io invece non ho capito quanto dell’autore c’è nella voce narrante e nemmeno quali siano le sue reali convinzioni. Quindi non so, forse mi manca il contesto di allora, il dibattito culturale norvegese di fine Ottocento. Diciamo che, descrizioni poetiche del paesaggio norvegese a parte, il testo è forse interessante dal punto di vista storico o letterario, ma un poco distante dal gusto moderno, anche grazie a una traduzione che non immagino recentissima.
E il titolo? Penso sia spiegato in questa frase:
Per polvere intendo tutto ciò che è stato e ora si è dissolto e turbina intorno e si posa su posti vuoti.
E in effetti, per non tornare come la polvere che eravamo, qualche traccia nel futuro dobbiamo lasciarla. E la polvere va sempre tolta dalle superfici. (Ok, per capire queste due frasi va letto il racconto.)
Buona lettura!
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