Quando hai toccato il fondo puoi sempre iniziare a scavare. È così che si dice quando tutto va male, giusto? Sì, sto parlando di questo governo arlecchino, nella mia personale classifica il peggiore che si potesse immaginare. Non tanto per il Presidente del Consiglio e nemmeno per i singoli ministri, anche se la signora tunnel dei neutrini, da (ex) fisico, l’avrei lasciata a casa. È proprio il messaggio politico che dà che è devastante.
La politica dovrebbe avere un progetto di futuro, un progetto sociale di convivenza, avere degli ideali condivisi o condivisibili a cui tendere; questi progetti e ideali dovrebbero essere ben identificabili. Da tutto questo si dovrebbe trarre l’indicazione per governare. Se un progetto non ha i numeri per governare dovrebbe entrare in campo la mediazione.
Cosa abbiamo oggi di tutto questo? La destra, paradossalmente, è quella che un ideale e un progetto futuro ce l’ha. Prima gli italiani, abbasso le tasse, chi sgarra in galera, ma solo se ha la pelle scura o si droga. Poco altro. Una visione di cortissimo respiro, tutta chiusa nella paura di perdere il piccolo privilegio di benessere che pensa di avere. La sinistra non pervenuta. Forse ha anche idee meravigliose, ma non si vedono. In compenso si vedono benissimo gli ennemila partitini più o meno personali che nascono come funghi, per difendere un comunismo ormai improponibile, un ecologismo mai nato o un dinamismo di facciata dal sapore piduistico. Un velo pietoso per il M5S che sta incarnando molto bene tutto quello che si prometteva di combattere.
E il governo Draghi? Il governo Draghi ha imbarcato tutti: un progetto di destra fallito (FI), l’ala xenofoba (Lega), quelli che dovevano combattere la politica (M5S), quelli che non si sa cosa vogliono (PD) e lui, l’autore di questo ultimo passaggio verso il basso, Matteo Renzi. Come nota di colore ci sono anche i wannabe comunisti (LeU). La scusa per questo puzzle psichedelico è che la legislatura va salvata perché c’è la pandemia, andare a votare non sarebbe saggio. (No, non sarebbe saggio, anche se sarebbe molto meglio di questa accozzaglia di partiti al governo.) E fra molto poco dovremmo anche cambiare il Presidente della Repubblica. Pensare a questi problemi prima di aprire una crisi di governo pareva brutto, evidentemente.
Ma torniamo agli effetti politici di questo nuovo governo. Cosa impara l’elettore da questa crisi politica? Che un progetto di futuro non c’è più. Non ci sono futuri alternativi da scegliere. Ci sono tante persone più o meno competenti che fanno cose per tenere insieme la baracca, ma senza una strada condivisa o mediata da percorrere. C’è una emergenza sanitaria mondiale, ma si darà priorità all’economia o alle persone? Le vaccinazioni saranno ancora lasciate alle regioni o saranno date in mano allo Stato? O sarà ancora tutto di nuovo incerto, un po’ così e un po’ cosà come l’ultimo governo Conte? Anzi, ancora di più, viste le differenze fra i partiti che compongono questa maggioranza. Sempre che ci siano le differenze, a questo punto. Ma Draghi potrebbe anche fare un ottimo lavoro, no? Certo. Confermerebbe in altro modo che i partiti non servono a nulla. Sono delle pedine messe lì per essere manovrate dal Draghi di turno. Insomma, qualsiasi cosa accada il messaggio è uno solo: la politica è morta e sepolta.