Archive for marzo 2021

Cosa resterà di noi?

mercoledì 31 marzo 2021

Prendo spunto da un post di Cetta di Luca.

In queste vacanze di Natale [NdR: questo post è stato a maturare nelle bozze da fine dicembre 2018], mia madre mi ha dato l’ultima lettera che suo padre le scrisse pochi giorni prima di morire. Non c’è nessuna particolare riflessione, mio nonno morì improvvisamente di infarto pochi giorni dopo, nel 1974. Io avevo poco più di tre anni e mezzo, lui XY. All’epoca le lettere arrivavano veloci ed erano il mezzo più economico per fare due chiacchiere a distanza, lui in un paesino delle Marche, noi a S. Donato Milanese. L’equivalente di un messaggio di Telegram, per fare un paragone con le cose di oggi. La lettera racconta di una piccola lamentela con i parenti, una richiesta di informazioni, il tempo che fa, i baci a me, piccolo nipote.
Mi ha fatto molto piacere riceverla perché sono fra le poche, pochissime cose, che mi sono rimaste di mio nonno. Ho anche pochi ricordi, molto vaghi, vista la mia piccola età. È morto relativamente giovane e se fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe sicuramente abbracciato le nuove tecnologie come gli smartphone e i pc. Sarebbe stato divertente averlo come nonno più a lungo.

Ho ovviamente fatto leggere la lettera a Lacomizietta e mi ha fatto una domanda interessante. “Ma io come farò a leggere le cose che hai scritto tu?” Ecco, non sarà facile. Le cose più personali sono infatti sul pc e chi vorrà leggerle dovrà scavalcare qualche “fossato”: mie organizzazioni mentali e, soprattutto, dovrà avere le password per tutti i file di archivio crittografati. Io nel tempo ho scritto tantissimo, non solo pubblicamente qui e altrove con il mio vero nome. Ho scritto, dal 1996, moltissime mail, a tante persone, alcune raccontano di cose molto intime, arrabbiature furiose e dichiarazioni d’amore. Quelle mail non sono più nemmeno sui server, sono solo sul mio pc, archiviate e criptate. Fra 40 o 50 anni a chi potranno interessare? Si potranno ancora leggere? Cosa racconteranno? Non solo idee ed emozioni personali, ma anche visioni del mondo che cambiano, luoghi e abitudini di un tempo che non ci sarà più. (Ci saranno ancora le mail, fra 40 anni?)

E cosa colpirà chi leggerà dopo di noi? Forse quello che meno ci aspettiamo. L’ortografia, come nella lettera di mio nonno, le banalità di tutti i giorni. O forse un’osservazione, un dettaglio. O forse un’intuizione che si rivelerà importante.

Non sono credente. Penso che quello che lasciamo a chi viene dopo di noi (opere, pensieri, ricordi) sia l’unica via per vivere dopo la morte. Chi viene ricordato vive, e se viene ricordato per sempre, vivrà per sempre.

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Baricco 4

martedì 30 marzo 2021

Finiscono qui le elucubrazioni di Baricco sul pensiero novecentesco e il prossimo futuro.

A questo punto non ho nulla da dire. Il mio ex prof di matematica avrebbe detto “poche idee, ma ben confuse” o anche “ciò che è nuovo non è giusto e ciò che è giusto non è nuovo”. E con queste frasi fatte penso di chiudere la questione Baricco. Mai più, veramente.

[libro] Il giorno della civetta

lunedì 22 marzo 2021

Autore: Leonardo Sciascia
Titolo: Il giorno della civetta
Editore: Einaudi
Altro: 138 p.; note di Sebastiano Vassalli; introduzione dell’autore; I ed. 1961; questa ed. 1972; genere: racconto

Voto: 6/10

Non lasciatevi influenzare dal mio 6, derivante da una mancata congiunzione astrale fra i miei desideri di letteratura attuali e quello che ho invece trovato nel racconto.

Racconto sicuramente scritto molto bene, anche se gli stacchi fra una situazione e l’altra mi sono stati spiegati a posteriori dalle note. Sicuramente di importanza storica notevole, visto che fino ad allora, secondo l’Autore, la mafia nella letteratura era apparsa solo due volte e con intento apologetico nei confronti del “sentire mafioso”. Qui invece viene rappresentato il sistema mafia in tutta la sua crudeltà e pervasività.

Oggi la mafia è molto più conosciuta, passi da gigante sono stati fatti dal 1961 nella sua rappresentazione letteraria e cinematografica, ma la mafia non è sparita affatto, si semplicemente è adattata alle nuove situazioni.

Si racconta di un omicidio di mafia, in realtà due, e del capitano Bellodi, carabiniere ed ex partigiano di Parma, incaricato delle indagini. Il capitano con grande sapienza, tatto e determinazione conduce le indagini, e impara ad amare quella terra strana che è la Sicilia, ma anche a fare i conti con un sistema che pervade tutta la società, dalle più alte cariche politiche all’ultimo dei manovali. Un mondo, quello di Bellodi, fatto di ideali, libertà e correttezza, si scontra con un muro di gomma, spesso e solido.

Un racconto lungo (o romanzo breve) che vale la pena di leggere, ma con la predisposizione d’animo giusta.

Buona lettura!

Baricco puntate 2 e 3 e oltre

lunedì 22 marzo 2021

I pensieri di Baricco continuano:

Mai più, seconda puntata
«Educhiamo i giovani a una situazione che poi, nella vita vera, quasi non si dà: gestire una realtà che resta ferma. Risolvere problemi che non cambiano regole. Trovare significati che sopravvivono inalterati a generazioni di umani completamente differenti. Lo vedete il culto della permanenza, l’ambizione a fermare il mondo, il bisogno di fermezza? Lo riconoscete il ponte Morandi?»

Alla quale per fortuna ha risposto Leonardo Tondelli, risparmiandomi di scrivere:

Cavati le putrelle dagli occhi, Baricco: poi parliamo di scuola

La terza puntata è qui:

Mai più, terza puntata
«Continuiamo a metterci nelle mani di un’intelligenza che procede per sistemi poco flessibili, sotto la spinta di saperi che non comunicano, senza l’energia di rivedere i propri punti d’appoggio concettuali e intorpidita dal mito leggendario della razionalità»

Chissà se Baricco, quando ha mal di denti, va dal dentista o da un tuttologo.

Però mi sono rotto di seguire puntualmente a questi vaneggiamenti. Aspetto il finale per vedere dove vuole arrivare.

Una personalissima teoria

venerdì 19 marzo 2021

Dopo aver ascoltato questo podcast di Radio3Scienza:

Perché nel Regno Unito non si sono avuti dubbi sulla sicurezza del vaccino Astrazeneca?

Mentre l’Europa continentale ha temporaneamente sospeso l’impiego del vaccino Astrazeneca in attesa di un pronunciamento definitivo sulla sua sicurezza da parte dell’Agenzia europea del farmaco (EMA), nel Regno Unito si continua a utilizzarlo. Il numero delle persone vaccinate con questo farmaco ha già superato gli 11 milioni. Perché decessi e casi di trombosi, che pure lì si sono verificati, non hanno destato particolari preoccupazioni tra le autorità britanniche preposte alla farmacovigilanza? Come viene percepita dai cittadini d’oltre Manica la sospensione di Astrazeneca decisa in molti altri Paesi, non solo europei? Rispondono Paolo Vineis e Giorgio Gilestro, rispettivamente epidemiologo e neurobiologo all’Imperial College di Londra.

Al microfono Marco Motta

mi sono fatto una mia personalissima teoria sullo stop della vaccinazione di AstraZeneca. Più che una mia teoria, ho tentato di tirare una linea fra le varie cose dette nella trasmissione per rispondere a una mia domanda.

In una intervista su Repubblica.it, Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), il 15/03/2021 disse:

“Si è arrivati alla sospensione perché diversi Paesi europei, tra cui Francia e Germania, hanno preferito interrompere la vaccinazione dopo singoli casi recenti di eventi avversi, che hanno suggerito di fare una pausa per le verifiche e poi ripartire. È stata una scelta di tipo politico”.

e mi chiedevo: ok, uno stop politico. Ma per fare cosa? Chiesto da chi? Per quale ragione?

Ebbene, nel podcast si spiega come la stampa europea (e italica in particolare, dico io) abbia montato a neve le presunte reazioni avverse dei vaccini e in particolare di AstraZeneca. Stampa che non è abituata a fare valutazioni sui dati e sulle evidenze scientifiche. I relatori della trasmissione ci informano che invece nel Regno Unito su questo punto sono qualche passo avanti e la paura è arrivata parecchio dopo, ma comunque la popolazione si fida ancora delle istituzioni. Nessuno stop nel Regno Unito, quindi, perché semplicemente non c’erano dati a supporto per fermare la campagna vaccinale. E nel resto d’Europa? Nel resto d’Europa invece la paura montava a la popolazione non voleva più vaccinarsi con AstraZeneca, molte le disdette degli appuntamenti. Di fatto la sospensione delle vaccinazioni era in atto. La sospensione dell’EMA quindi è servita per prendere di nuovo le redini della situazione. Diciamo che ci fermiamo, che valutiamo la situazione, tanto sappiamo già che non ci sono motivi per fermare nulla e fra qualche giorno ne avremo ancora di più (come in effetti è successo), e diciamo che è tutto a posto e si può ricominciare a vaccinarsi. La politica era: tranquillizziamo la popolazione.

Ok, mi sta bene.

Personalmente mi fido dell’EMA, dell’AIFA e dei metodi che si usano per testare e valutare i vaccini e i farmaci in generale. So che ci possono essere errori umani, corruzione e tante cose che possono andare male, ma il sistema è quello giusto, i protocolli ci sono, le conoscenze e le competenze pure. Queste cose vanno applicate e affinate. Semmai questo stop della vaccinazione mette in evidenza un punto: questi metodi sono sconosciuti ai più. Non sono divulgati, fatti conoscere. Si ha scarsissima dimestichezza di concetti base della statistica e di matematica in generale, tanto che dopo un anno di pandemia non abbiamo capito come funziona una progressione geometrica o una curva esponenziale. La stragrande maggioranza della stampa italica è ancora alla ricerca di lettori attraverso il panico, la paura e il sensazionalismo. La politica non è messa meglio, anche lei alla ricerca del riflettore, della posa giusta e attenta a non scontentare nessuno o comunque meno persone possibile. Questa miopia si paga in malati e morti.

Un pessimo politico qualche anno fa disse che con la cultura non sia mangia. Sarà vero, ma forse ci farebbe sopravvivere. Sempre che non ci estinguiamo prima.

Comizi altrui /18

mercoledì 17 marzo 2021

Da internazionale.it:

Noi sopravvissuti alle prigioni di Assad ricostruiremo la Siria
di Omar Alshogre

[libro] Lotteria dello spazio

lunedì 15 marzo 2021

Autore: Philip K. Dick
Titolo: Lotteria dello spazio (Solar Lottery)
Editore: Fanucci
Altro: ISBN: 9788834732120; 14,00€; p. 230; genere: fantascienza; ed 2005; I ed orig. 1955; introduzione di Carlo Pagetti; postfazione di Carlo Bordoni; traduzione di Domenico Gallo

Voto: 7/10

Romanzo un po’ rozzo in alcuni aspetti narrativi, con comunicazioni istantanee fra astronavi distantissime fra loro senza nessuna giustificazione, robot che navigano nello lo spazio come se avessero razzi con infinito carburante e un profeta di un nuovo mondo che non si sa da dove arrivi. Leggendo però Pagetti e Bordoni inizio a pensare che la cosa sia voluta. E se non è voluta, si intona molto bene al mondo che Dick rappresenta.

Siamo nel lontano 2203 e il potere politico assoluto sul Sistema Solare viene assegnato sorteggiando fra i cittadini che ne hanno diritto. Il capo assoluto viene chiamato QuizMaster. Ma è un potere molto precario, perché dopo l’elezione viene organizzata la Convenzione della Sfida, ovvero viene scelto (e pagato) un sicario per uccidere legalmente il QuizMaster. Le persone con poteri telepatici, potenzialmente con più possibilità e libertà di altri, hanno come unico incarico quello di difendere il QuizMaster. La società, pur essendo molto avanzata, si rifugia negli amuleti: tutti devono averne almeno uno. Ed è ben poco libera: le persone per avere dei diritti devono avere una tessera professionale e fare giuramento a una corporazione. Un sistema che ricorda molto quello in atto a Firenze all’epoca di Dante. Ma non solo l’elezione a QuizMaster è precaria, l’elezione stessa è truccata, così come la Convenzione della Sfida e le tessere professionali si comprano a pochi dollari sul mercato nero. In questo scenario molto deprimente ci sono due tentativi di riscatto: uno messo in atto dalla Società dei Prestoniani e l’altra da Ted Bentley, impiegato biochimico della corporazione Oiseau-Lyre che, una volta licenziato, pensa di mettersi al servizio del QuizMaster di turno per dare una svolta alla sua vita.

Senza entrare nei dettagli che vi lascio alla lettura, tutto il mondo descritto nel romanzo è precario, dozzinale (i robot McMillan!), corrotto, falso, pur apparendo libero, tecnologicamente avanzato e progredito. Una critica feroce alla globalizzazione, ancora giovane, ai valori di libertà e alle possibilità di riscatto propagandate dalla ideologia USA del 1955. Gli spunti di riflessione sono molti, così come le idee che Dick usa nel romanzo. Vi lascio alle parole di Pagetti e Bordoni per una loro disamina più estesa e completa.

Buona lettura!

Baricco e l’intelligenza novecentesca

mercoledì 10 marzo 2021

Questo mio comizio è una risposta all’articolo apparso ieri su ilPost:

Mai più, prima puntata
«Esiste un’intelligenza non novecentesca? La stiamo formando da qualche parte, in qualche scuola, in qualche azienda, in qualche centro sociale? Abbiamo ragione di pretendere che emerga in superficie nella gestione del mondo, e di pretenderlo con una rabbia pericolosa?»
di Alessandro Baricco

Si parla della morte dell’anima che l’isolamento dovuto alla pandemia induce, al TINA anche conosciuto come “there is no alternative”, fenomeno per cui, date certe premesse, è d’obbligo agire in un certo modo. E poi Baricco si chiede: Esiste un’intelligenza non novecentesca?

Ho trovato questa analisi molto povera e “vecchia”.

Molto povera perché ha uno sguardo molto limitato del fenomeno. Nel mondo la pandemia è stata affrontata in modi molto diversi, con sistemi sanitari molto peggiori e molto migliori del nostro, con politiche molto diverse dalla nostra. Alcuni Stati avevano un piano per la pandemia e l’hanno seguito, altri Stati la pandemia l’hanno negata, altri ancora non hanno, ancora oggi, le risorse per affrontarla. In tutti i casi le rispettive popolazioni hanno pagato un prezzo sociale, economico, psicologico. Le premesse diverse ci sono state da qualche parte del mondo, eppure gli effetti si sono visti anche lì e in nessun caso sono stati piacevoli. Quindi in questa frase

“Rimesse in sella dalla pandemia, le élites novecentesche se ne stanno ben salde ai tavoli di comando della cosa pubblica, dirigendo le operazioni strategiche contro il virus.”

Baricco di chi sta parlando? Di Conte o di Draghi? Di Bolsonaro o di Xi Jinping? Di Trump o di Biden? Perché non hanno fatto e detto tutti la stessa cosa.

Per quanto riguarda il fenomeno TINA è curioso che questo veniva descritto da Tolstoj in Guerra e Pace nel 1800. Non è nemmeno un modo di raccontare le cose novecentesco, è anteriore. Affascinante, ma non racconta tutto ed è solo un modo per vedere le cose. Non è l’unico.

Vedremo se Baricco riuscirà a raccontare anche cosa c’è di poco novecentesco in questa pandemia. Ma parto prevenuto.

“Completano questa grandiosa ritirata dal vivere facendo un uso massiccio e ipnotico di oggetti, i device digitali, che erano nati per moltiplicare l’esperienza e ora risultano utili a riassumerla in un ambiente igienizzato e sicuro.”

Il fatto che possiamo vederci, sentirci, leggere, vedere cose, informarci, in molti casi lavorare e avere uno stipendio con una rete che nel 1900 non esisteva è, per Baricco, un modo per avere una esperienza asettica e sicura e disumanizzante che rende inevitabile isolarci per non ammalarci. Non è una risorsa mai avuta prima che detta nuove regole, apre nuove possibilità, che ha dei pro e dei contro. Ci toglie semplicemente l’anima.

Le premesse non mi sembrano buonissime per la nascita di un pensiero post novecentesco. Vedremo se nelle prossime puntate ci saranno delle novità.

Aggiornamento:

Un comizio altrui sempre sul tema del post di Baricco:

Appena
di Squonk

Aggiornamento 13/03/2021:

Un altro comizio altrui:

Quel po’ di pace
di LoScorfano