Autrice: Maya De Leo
Titolo: Queer – Storia culturale della comunità LGBT+
Editore: Einaudi
Altro: ISBN 9788806247621; 19,00€; p. 300; genere: saggistica, sociologia, sessualità
Voto: 8/10
È da tanto tempo che mi chiedo come mai nella denuncia dei redditi e in tante altri moduli dobbiamo inserire il nostro sesso. L’unico a cui dovrebbe interessare il mio sesso sarebbe il mio medico, ma a tutti gli altri cosa serve? Pago meno tasse o più tasse se sono uomo, donna o qualsiasi altra cosa? No, eppure fra i dati anagrafici il sesso viene spesso richiesto.
Perché il Gay Pride è così ricco di eccessi nei costumi e nelle musiche? E perché sono accettati e accolti i grandi marchi che lo sponsorizzano?
Perché una persona transgender deve essere costretta a cambiare fisicamente sesso per essere riconosciuta come tale?
Da dove arrivano gli stereotipi sull’omosessuale maschio effeminato?
Se vi siete fatti queste domande, questo libro potrebbe dare alcune risposte.
Il termine Queer del titolo è qui un termine ombrello che individua tutte le persone che non si riconoscono in una normalità sociale per genere o preferenze sessuali. In questa opera si racconta la storia di queste persone, i movimenti di aggregazione, i tentativi di riconoscimento sociale, la relativa repressione, le teorie mediche che li hanno inquadrati e tanto altro. È una visione a tutto campo, dalla politica alla società, dalla medicina alla letteratura. Il punto di vista è quello occidentale, USA e Europa, e l’orizzonte temporale va dalla fine del XVII secolo ai giorni nostri.
Anche se non di facilissima lettura è un’opera molto interessante. Ho scoperto, per esempio, che molti degli stereotipi sulle persone gay e trans sono recentissimi, si sono cristallizzati nella prima metà del Novecento e non sono più antichi di tre secoli.
Riprendendo la domanda di apertura: il terrore di non stare nelle due caselle maschio/femmina è una cosa recente. Nell’opera I sette a Tebe di Eschilo, che la Comizietta mi stava leggendo per scuola, a un certo punto sento questa frase “Ma se alcuno ormai infranga il mio comando, femmina o maschio, o forma abbia di mezzo…” Come sarebbe o forma abbia di mezzo? Che stia parlando di una persona trans ante litteram? E poi: l’omosessualità palese di alcuni personaggi storici, come l’imperatore Adriano, mi pone il fondato sospetto che nell’antichità l’orizzonte filosofico e sociale sulle questioni di genere fosse completamente diverso. Anche se l’argomento è accennato nel testo, sarebbe interessante un volume della stessa autrice relativo al periodo precedente, dall’antichità al XVII secolo, e sarebbe interessante anche un volume sulle società non occidentali.
Si esce comunque dalla lettura di quest’opera cambiati. Le questioni di genere non vi sembreranno più le stesse.
Buona lettura!