Per la scuola, la Comizietta ha condotto una piccola intervista a Viktoria (nome di fantasia), profuga ucraina ospite dalle nostre parti. L’intervista è stata fatta il 27/03/2022. Nonostante Viktoria sappia l’italiano, per una migliore comprensione la Comizietta ha riscritto le risposte dalla versione orale. La pubblicazione avviene con il consenso degli interessati.
D: Da che regione dell’Ucraina venite?
R: Dalla parte più vicina alla Romania, quindi da noi adesso è più tranquillo. Il nostro paese ha reagito il prima possibile per evitare che questa guerra si spingesse oltre sul territorio ucraino e per fortuna per ora ci stiamo riuscendo.
D: cosa è successo dal vostro punto di vista? come è iniziata? vi aspettavate di ritrovarvi in una tale situazione?
R: Lo abbiamo saputo solo gli ultimi giorni, non ce lo aspettavamo. Ce ne siamo accorti soprattutto grazie a ciò che dicevano i paesi occidentali, in particolare l’America. Perché da parte dei russi sapevamo solo che stessero facendo delle esercitazioni militari. La Russia diceva che non avrebbe mai iniziato una guerra e noi le abbiamo creduto, avevamo questa speranza, ma sospettavamo qualcosa, le truppe erano davvero molte e dopo un po’ abbiamo iniziato a prepararci al peggio
D: Come vi è stata comunicata la notizia dell’inizio della guerra? Si è tentato di sminuire la gravità della cosa o si è dato l’allarme?
R: No, no, non si dicono queste cose, perché altrimenti la gente scappa subito, persino ora ci dicono che andrà tutto bene. Anche durante gli allarmi prima di un bombardamento ci dicono di nasconderci ma continuano a darci speranza dicendo che l’Ucraina è forte e sta resistendo, tra poco vinceremo. Ma forse è meglio così: in questo modo i nostri uomini che combattono hanno una spinta, uno stimolo per andare avanti; se gli si dicesse il contrario, che ormai è tutto inutile, in molti scapperebbero.
D: Qual è il clima interno all’ucraina? Sono tutti pronti a difendere il proprio paese?
R: Assolutamente si, siamo uniti e tutti pronti a combattere e a proteggere l’’Ucraina. C’è una grande solidarietà: noi non vogliamo essere russi, noi siamo ucraini, abbiamo un altro governo, altre leggi, abbiamo libertà di parola, siamo vicini all’Europa e vogliamo continuare ad esserlo. Se avessimo voluto essere russi avremmo potuto benissimo fare le valige e andarcene, ma non vogliamo, vogliamo essere ucraini, le bufale che girano ultimamente che dicono il contrario sono false. E questo sentimento è comune a tutti, anche le donne e i bambini aiutano nella resistenza: due giorni fa ho sentito di un bambino, avrà avuto 5 anni, che voleva arruolarsi assieme al padre per difendere il suo paese e aveva chiesto di essere preso nell’esercito. Ho sentito poi di una donna che dopo essersi imbattuta in un drone, uno di quelli che mandano i soldati russi per spiare la situazione oltre la frontiera, non avendo nulla tra le mani, gli ha lanciato un barattolo di cetrioli nel tentativo di distruggerlo, e ci è riuscita per fortuna! Le nostre donne sono fortissime. Aiutano persino gli uomini nel costruire le bombe molotov e sono sempre pronte a proteggere il proprio paese.
D: Come ha reagito il popolo ucraino alla presa della Crimea?
R: Personalmente credo che avremmo dovuto accorgerci prima della minaccia che rappresentava la Russia dopo la presa della Crimea. Non essendoci state ribellioni così forti come adesso Putin si è messo in testa di poter andare oltre nella sua mania di conquista. Alcuni dicono che quella parte del
nostro paese non si sia ribellata così tanto perché si sentiva più vicina al popolo russo che a quello ucraino, ma io non posso saperlo, non ci sono stata e ho parenti lì.
D: Com’è stato arrivare in Italia? Vi siete sentiti aiutati dal resto del mondo?
R: Certo, assolutamente si. Tutto il mondo si è unito dalla nostra parte e l’Ucraina sente questo aiuto, questa vicinanza. Anche i profughi che scappano si sentono accolti ovunque, nessun paese ti dice di tornare da dove sei venuto, anche se molti non si spostano poi così lontano dall’Ucraina: per una questione di comodità la maggior parte va in Polonia e in Romania dai propri parenti. Io ho scelto di venire qui perché ho alcuni parenti in Italia e ci sono già stata per lavoro, è l’unico paese che conosco oltre l’Ucraina. Anche se so da alcune persone che andare in posti come la Polonia sia molto comodo siccome lo stato si sta mobilitando anche militarmente per aiutarci, fornisce soldi al nostro paese, ti aiuta a cercare un posto di lavoro quando arrivi e ti aiuta in tutti i modi. Per quanto mi riguarda, anche a prescindere dalla guerra, avevo intenzione di venire qui in Italia per lavorare, ma ho dovuto anticipare tutto, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Stavo imparando la lingua per conto mio in modo tale da potermi trasferire qui tra tre anni, avrei anche voluto racimolare un po’ di soldi per riuscire ad essere indipendente anche dal punto di vista economico e riuscire a mettere in regola i documenti, ma in questi mesi non ho avuto scelta.
D: Che conseguenze porterà secondo te questo conflitto?
R: Sia io che le persone che conosco siamo convinti del fatto che Putin sia un malato psichiatrico, non sta bene psicologicamente, e questo ci impedisce di fare previsioni: è una persona del tutto imprevedibile e fuori controllo. Si tratta di una persona che non prova empatia né pietà per tutte le persone che hanno perso la vita, per tutti i bambini rimasti orfani, o peggio ancora uccisi dai suoi bombardamenti. Ho sentito di recente la storia di un insegnante che dovendo scappare da un bombardamento capitato in una scuola si è ritrovato davanti una bambina in lacrime ferma davanti ai corpi dei genitori morti ed è stato costretto a prenderla con sé. Una persona che crea tale distruzione senza preoccuparsene non sta bene: finché si bombardano gli aeroporti, le stazioni militari o le forze belliche avversarie è un conto, ma quando si passa ad una tale brutalità, uccidendo civili, bambini, persone indifese vuol dire che si è perso il controllo. Quindi trovo pressoché impossibile fare previsioni su questa situazione, stiamo parlando di una persona che non sa quando fermarsi.
D: la popolazione ucraina e quella russa sono molto legate dal punto di vista culturale: come si vivono i rapporti con le persone russe magari all’interno delle famiglie?
R: Noi ucraini non portiamo rancore verso i russi: io odio Putin, non il suo popolo. Per quanto questa situazione sia orribile capisco che quelle persone siano costantemente bombardate da propaganda falsa, che vede l’occidente come un nemico da sconfiggere, sono vittime anche loro alla fine. Poi ci sono anche quelli che nonostante tutto decidono di informarsi ma non riescono a far sentire la loro voce, per loro non è facile manifestare, vengono arrestati, e capisco che alcuni non vogliano correre questo rischio per proteggere se stessi e la loro famiglia. Quindi il popolo russo, sia che decida di combattere il suo governo sia che non possa o non voglia farlo, ha la mia comprensione. Non dirò mai di odiare il popolo russo: abbiamo una lingua simile, abbiamo culture simili e siamo persino simili fisicamente, non li vedo come un nemico anzi, credo e spero che riusciranno anche loro a ribellarsi a questo governo ingiusto.
Poi c’è anche da considerare che tipo di informazioni fa arrivare Putin all’interno del suo paese. Tutto è iniziato qualche tempo fa quando ci sono state alcune proteste in Ucraina a causa di un governo non particolarmente buono, il presidente del tempo non aveva il consenso di molte persone, ma le manifestazioni erano pacifiche, prive di violenza. Ma Putin ha capito il contrario; o meglio, ha aspettato questa occasione, ha atteso il momento buono per iniziare a perpetuare la sua propaganda secondo cui gli ucraini sono infelici e vanno “salvati”. Noi eravamo infelici certo, per questo stavamo manifestando come nostro diritto, ma erano questioni nostre ed erano gestite in modo pacifico: il nostro paese non ama il conflitto, siamo persone solidali, pacifiche e stava andando tutto bene ma a lui serviva un pretesto. Non mi stupirei se facesse la stessa cosa anche con altri paesi
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