Autore: Robert Anson Heinlein
Titolo: A noi vivi (For Us, the Living)
Editore: Mondadori
Altro: scritto nel 1939, prima edizione inglese: 2004, questa edizione: Urania Collezione n. 142 novembre 2014, p. 235, prezzo: 5,90€, genere: fantascienza, traduzione di Silvia Castoldi, collana a cura di Giuseppe Lippi
Voto: 6/10
La trama di questo romanzo – ma è un romanzo? – è di mero supporto al pippone che il buon Heinlein ci vuole propinare. Se è stato pubblicato postumo, per la prima volta nel 2004, ci sarà un motivo, no? Ma partiamo dall’inizio.
Siamo negli USA del 1939. Il protagonista Perry Nelson, tenente di marina, ha un incidente d’auto e si risveglia nel 2086. Una donna, Diana, lo raccoglie nel punto della caduta e lo porta a casa sua. Scoperto il salto temporale fatto da Perry, Diana si offre di introdurlo nella nuova società americana e con questo espediente ci viene raccontata la storia futura dal 1939 al 2086. Con un ulteriore piccolo stratagemma narrativo, che vi lascio volentieri scoprire, Heinlein inizia ad entrare nei dettagli e a descrivere la società USA del futuro dal punto di vista politico, economico e sociale. Per quanto riguarda gli aspetti economici si entra nei dettagli, con tanto di appendice, non facilmente inquadrabili per chi è a digiuno di economia come il sottoscritto. (Sono ragionamenti sensati almeno per le conoscenze del ’39 o siamo nel puro campo della fantasia?) Io posso solo dire che alcune idee economiche e politiche mi ricordano il programma politico del Movimento 5 Stelle, ma non vorrei sottovalutare la visione di Heinlein.
Non vi anticipo la visione politica di Heinlein, sia mai ci sia un estimatore del genere fra i miei quattro lettori. Solo alcune curiosità: nel 2086 l’uomo non è ancora andato sulla Luna. Ci si muove con aerei ad atterraggio verticale e in città con nastri trasportatori di asimoviana memoria. L’Europa Unita, dopo una prima fase di splendore, è caduta in disgrazia ed è ritornata al Medio Evo. Per chi non rispetta le regole non ci sono carceri, ma chi non si sottopone volontariamente al programma di recupero è esiliato. Ma a parte queste curiosità la visione di Heinlein è utile anche per toccare con mano quanto il nostro presente influenzi la nostra visione di futuro e di come il caso, molto più spesso di quanto pensiamo, plasmi la storia.
Concludo dicendo che se non siete molto interessati all’autore o alla fantapolitica questo libro si può tranquillamente saltare. Io, non so perché, l’ho letto in tempi ragionevoli e non l’ho buttato dalla finestra. Forse, per me, era il momento di leggerlo. Segnalo inoltre un’ottima bibliografia italiana di Heinlein in fondo al volume.