Posts Tagged ‘economia’

[libro] A noi vivi

mercoledì 9 dicembre 2015

Autore: Robert Anson Heinlein
Titolo: A noi vivi (For Us, the Living)
Editore: Mondadori
Altro: scritto nel 1939, prima edizione inglese: 2004, questa edizione: Urania Collezione n. 142 novembre 2014, p. 235, prezzo: 5,90€, genere: fantascienza, traduzione di Silvia Castoldi, collana a cura di Giuseppe Lippi

Voto: 6/10

La trama di questo romanzo – ma è un romanzo? – è di mero supporto al pippone che il buon Heinlein ci vuole propinare. Se è stato pubblicato postumo, per la prima volta nel 2004, ci sarà un motivo, no? Ma partiamo dall’inizio.

Siamo negli USA del 1939. Il protagonista Perry Nelson, tenente di marina, ha un incidente d’auto e si risveglia nel 2086. Una donna, Diana, lo raccoglie nel punto della caduta e lo porta a casa sua. Scoperto il salto temporale fatto da Perry, Diana si offre di introdurlo nella nuova società americana e con questo espediente ci viene raccontata la storia futura dal 1939 al 2086. Con un ulteriore piccolo stratagemma narrativo, che vi lascio volentieri scoprire, Heinlein inizia ad entrare nei dettagli e a descrivere la società USA del futuro dal punto di vista politico, economico e sociale. Per quanto riguarda gli aspetti economici si entra nei dettagli, con tanto di appendice, non facilmente inquadrabili per chi è a digiuno di economia come il sottoscritto. (Sono ragionamenti sensati almeno per le conoscenze del ’39 o siamo nel puro campo della fantasia?) Io posso solo dire che alcune idee economiche e politiche mi ricordano il programma politico del Movimento 5 Stelle, ma non vorrei sottovalutare la visione di Heinlein.

Non vi anticipo la visione politica di Heinlein, sia mai ci sia un estimatore del genere fra i miei quattro lettori. Solo alcune curiosità: nel 2086 l’uomo non è ancora andato sulla Luna. Ci si muove con aerei ad atterraggio verticale e in città con nastri trasportatori di asimoviana memoria. L’Europa Unita, dopo una prima fase di splendore, è caduta in disgrazia ed è ritornata al Medio Evo. Per chi non rispetta le regole non ci sono carceri, ma chi non si sottopone volontariamente al programma di recupero è esiliato. Ma a parte queste curiosità la visione di Heinlein è utile anche per toccare con mano quanto il nostro presente influenzi la nostra visione di futuro e di come il caso, molto più spesso di quanto pensiamo, plasmi la storia.

Concludo dicendo che se non siete molto interessati all’autore o alla fantapolitica questo libro si può tranquillamente saltare. Io, non so perché, l’ho letto in tempi ragionevoli e non l’ho buttato dalla finestra. Forse, per me, era il momento di leggerlo. Segnalo inoltre un’ottima bibliografia italiana di Heinlein in fondo al volume.

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E allora fai la doccia con la minerale!

venerdì 20 marzo 2015

Dal Corsera:

L’acqua del rubinetto? Ci costapiù della minerale in bottiglia
La bolletta dell’acqua è aumentata talmente tanto fino a costare più dell’acqua minerale. Secondo l’Istat la spesa media per l’acqua nelle abitazioni è a 21,18 euro al mese. Per la minerale ne spendiamo 11,42 euro
di Redazione Economia

Alla redazione viene un sospetto:

Certo i due dati, bisogna sottolinearlo, non sono esattamente comparabili

ma poi no, il ragionamento fatica a decollare:

visto che da un lato, l’acqua nelle abitazioni ha molteplici usi e dall’altro lato gli italiani, pur di risparmiare, hanno ridotto negli ultimi anni la spesa per l’acquisto di minerale.

Comunque l’articolo è servito a qualcosa. Per cinque minuti ho pensato di sapere tanta economia (e matematica) quanta John Nash.

Salsicce e libri

martedì 23 settembre 2014

Siamo in un mondo immaginario e io produco salsicce.

Vado dai macellai della mia città e cerco di convincerli a vendere le mie salsicce.

Io le vendo ai macellai a 1 € l’una. In questo euro, per me, c’è il prezzo di produzione e il mio guadagno.

Riesco a convincere 9 macellerie su 10 esistenti nella mia città a vendere le mie salsicce. Sono molto contento, le vendite vanno bene. Solo che la macelleria che non vuole vendere le mie salsicce è molto grossa, è la macelleria Grossa. Da sola potrebbe venderne quanto le altre 9. Solo che io pretendo che le mie salsicce vengano vendute ad almeno 2 € e la macelleria Grossa le vuole vendere a 0,90 €. Ci guadagnerei ancora qualcosa, ma io non ci sto e non la rifornisco. Ma questo cosa mi dà molto fastidio.

Cerco allora di convincere tutti gli allevatori di suini che la macelleria Grossa sta mettendo in grande difficoltà me e tutti loro e faccio partire una campagna contro i suoi prezzi troppo bassi. Dico che la salsiccia non è un oggetto qualunque, è un sano prodotto artigianale che va protetto e giustamente valutato, non si può vendere ad un prezzo qualsiasi. La qualità si paga.

I miei clienti però si chiedono: perché non si apre una macelleria sua ‘sto Comizietto al posto di romperci le rotule? Per caso non gli bastano le 9 macellerie cittadine per vendere i suoi prodotti? Gli economisti si chiedono: ma i costi di produzione della salsiccia del Comizietto sono forse troppo alti? Potrebbero essere abbassati? Gli intellettuali si chiedono: è vero che la salsiccia è un prodotto culturale della nostra cucina o è mera carne insaccata? Nel primo caso che facciamo?

Sostituite salsicce con libri e Comizietto con Hachette. Da PuntoInformatico:

Amazon e Hachette, gli autori si schierano
I libri, denunciano gli autori, non sono prodotti il cui valore corrisponde semplicemente al prezzo: Amazon dovrebbe abbandonare la linea dura
di Claudio Tamburrino

Siete ancora qui? Ok, quella sopra era una provocazione. Ma non troppo. In realtà il libro è un oggetto economico e quindi può essere trattato come una salsiccia o un servizio. È anche un oggetto culturale che dovrebbe seguire altre regole. Però: quando si parla di prezzo di libri si parla di salsicce. Quando si parla di qualità dei libri si parla di cultura. Lo so, è difficile, ma, a meno di togliere i libri dal contesto economico, dovremo parlare di salsicce e di libri.

Potenziali pezzenti

venerdì 11 luglio 2014

Se questa storia è vera (dal Corsera):

James, il ghanese dimenticato in Brasile dalla Federazione
Faceva parte della delegazione della squadra africana, ripartita dopo l’eliminazione senza accorgersi della sua assenza. E lui non ha i 2.000 dollari per pagarsi il biglietto
di Tommaso Pellizzari, inviato a Rio de Janeiro

mi sfugge qualcosa. Ci sono in Brasile calciatori che con 2000$ ci si puliscono il naso (e anche qualcosa più in basso) e nessuno di essi scuce per farlo tornare a casa? Come se io non pagassi 10€ di autobus ad un mio collega in difficoltà per farlo tornare a casa. Spero solo che i suoi blasonati colleghi non sappiano delle sue difficoltà. Al contrario, fossi in James, una volta arrivato in Ghana farei una colletta per loro. Sia mai abbiano bisogno di pulirsi il naso.

(Se a qualcuno fosse sfuggito, il pezzente non è James)

Quanto vale la nostra rubrica del telefono?

giovedì 20 febbraio 2014

Semplice: 14.000.000.000€/450.000.000=31,11€

Ah, ecco dove erano finiti!

sabato 8 febbraio 2014

Pare, si dice, che in Grecia siano stati buttati al vento svariati euro (da IlPost):

Gli inutili sottomarini della Grecia
E molte altre storie incredibili di corruzione negli acquisti del ministero della Difesa greco, raccolte dal New York Times

Se il New York Times volesse fare un giro anche da noi…

Domande esistenziali /12 – 6,6 milioni

giovedì 3 ottobre 2013

Nel mio lavoro sono pagato in quanto esperto di un noto software di reportistica. Il noto software ha talmente tanti bachi esotici che potrei scriverci qualche migliaio di pagine. In compenso stimola molto la fantasia per trovare delle vie alternative per fare la stessa cosa. Però ci sono dei giorni che non si vede la fine, che ogni richiesta assurda e ogni baco sembrano far precipitare tutto nella emme. Quando, in preda allo sconforto, cerco aiuto o conforto fra i colleghi che sono anche clienti questi mi rispondono: sei tu l’esperto e chiedi a me come fare? Non mi cacciano e poi magari mi aiutano anche, anzi mi vogliono ancora lì, però il messaggio è: sei pagato per saperne più di noi. Vengo pagato sotto i 2000 euro netti al mese.

Ora, fermo restando che non so una cippa di economia (il mio stipendio ne è la conferma), come è possibile che Bernabé non sapesse nulla della voglia degli spagnoli di comprarsi Telecom e che, una volta saputolo, si sia sentito inadatto tanto da dimettersi e poi per uscire prende 6,6 milioni di euro da telecom?

Se mi licenziassi per non saper fare il mio lavoro a me darebbero il TFR, una stretta di mano e una porta chiusa alle spalle.

Mutande

domenica 18 agosto 2013

Linkiesta esce con un articolo ferragostano:

Lo slip bianco, simbolo di un’Italia vecchia e in crisi
Storia di un 27enne a Londra, che ancora indossa le orribili mutande bianche comprate dalla mamma.
di Alberto Mucci

Ora, capisco il caldo, ma facciamoci una doccia fredda e riflettiamo. Stiamo parlando di mutande. Indumento intimo per eccellenza. Ognuno si sceglie colore, tessuto e foggia che vuole e che ritiene più comodo. Il discorso si potrebbe chiudere qui. Ma fa caldo e ora una doccia fredda non mi va.

Quindi: io le mutande in poliestere ed elastan, colorate, le ho viste e toccate. Ero al mercato e una cliente mi voleva convincere che erano belle e comode, che suo marito le portava soddisfatto. Io ho detto “no, grazie” e le ho lasciate lì semplicemente perché certi tessuti fra le palle non li voglio. Per dire. Un altro farà come vuole. Poi le ho prese bianche, di cotone, formato boxer. Comodissime, in lavatrice non devo pensare agli abbinamenti di colore e ogni temperatura è quella giusta.

Secondo punto: le mutande come accessorio moda pro cuccaggio. Caro 27enne, alla mia età, ma anche alla tua ormai, quando si arriva in mutande uno davanti all’altra e si pensa alle rispettive mutande al posto di pensare come togliersele e cosa fare dopo… bè, forse è ora di richiudere gli imballaggi e cambiare partner.

Per finire: la mamma che compra le mutande col o per il figlio. A chi interessa con chi compro le mutande? E le scarpe? Chi viene con me a fare la spesa del sabato? Interessa a qualcuno? Non sapevo che fosse così entusiasmante, che fosse il segno di cambiamenti epocali. Pensavo che ognuno si organizzasse come può e come vuole. La prossima infornata di mutande, che faccio?, metto un avviso per accompagnarmi? Interessano anche magliette e pantaloni?

Capisco che alla mamma vanno date tutte le colpe e un poco anche al papà. Ma se fai dei lavori col pubblico e vieni pagato 12 mesi dopo, se vieni pagato, andare a comprare le mutande con la mamma potrebbe essere una necessità, non una scelta. A meno che anche chi ci governa vada a comprare le mutande con la mamma. Allora tutto si spiega.

Buona mutanda a tutti!

Prism

martedì 11 giugno 2013

Qualcuno di voi avrà letto dello scandalo PRISM negli USA, ovvero come il governo americano si fa i fatti altrui senza nessuna necessità specifica di indagine, ma solo per una generica “sicurezza nazionale” contro un famigerato “terrorismo” che però, nei fatti, ha dimensioni omeopatiche.

Schneier, che si è occupato del tema per anni, ha scritto un pezzo sulla questione nel suo blog.

Government Secrets and the Need for Whistle-blowers

Purtroppo per voi (e per me) è tutto in inglese. La platea dei suoi lettori è di alto livello e i commenti sono tutti molto interessanti, vale la pena leggerli, anche se la cosa vi richiederà un po’ di tempo e di pazienza.

Io ho fatto la mia domanda:
Bruce, pensi che queste intercettazioni servano veramente per combattere il terrorismo?
Risposta laconica di Schneier:
NO.
Rimangono due altre ipotesi per giustificare queste intercettazioni, che non si escludono a vicenda:
1) sindrome “salviamoci le chiappe”, ovvero nessuno potrà dire loro di non aver fatto abbastanza;
2) controllo sociale, ovvero a grandi linee dove sta andando e cosa sta facendo la società americana.

Le grandi aziende come Google & C. non sono affatto interessate a IlComizietto come persona fisica, ma all’animale sociale in relazione con altri animali sociali, che naviga in un certo modo, si collega con un certo provider, abita in un posto Z, vede e legge certe pagine e soprattutto, compra X al posto di Y. In altre parole: IlComizietto potrebbe anche essere un alieno venuto da Marte, e la cosa non interessa nessuna BigCompany, ma in che modo fa girare l’economia? Se con il mio comportamento riesco ad eludere una piccola parte di questo controllo, la cosa non interessa nessuno. Io sono 1 su 1.000.000.000, sono lo zero virgola delle loro statistiche.

Mentre l’industria ha bisogno di dati per fare soldi, lo Stato ha bisogno di dati per fare cosa? E ci riesce?

Buona riflessione.

PS: Pare che anche l’Italia abbia il suo PRISM. Ho provato a leggere il decreto. E’ legalese stretto, non so quanto sia fondata la paura di ZeusNews. Soprattutto tenendo conto di come vengono gestite da noi certe cose… ci sono società che non riescono nemmeno ad emettere fatture corrette, figuriamoci a controllare grandi quantità di dati.

Da ZeusNews:
Anche in Italia il governo ci può spiare come negli USA
Un decreto legge del governo Monti permette di acquisire i dati personali degli italiani senza autorizzazione della magistratura.

F-35: parliamone

mercoledì 17 ottobre 2012

Dice Piovono rane di Alessandro Gilioli:

F-35: Bersani pilota, Renzi copilota

Il governo annuncia un aumento di spesa di tre miliardi e 200 milioni sul già carissimo e insensato acquisto di nuovi aerei da guerra, e non se ne accorgono né Bersani né Renzi.

Mi rendo conto che il problema è complesso e forse non basta dire No agli F35. Però se ne potrebbe parlare, no? Valutare i pro e i contro di questa spesa, ascoltare cosa ne pensano i cittadini e infine, magari, prendere una posizione su questo tema. Magari non proprio spalmata sugli interessi dell’industria militare. Cioè si potrebbe fare politica, pensare al futuro, spostare l’asticella delle cose possibili un poco più in là, osare. Se ne potrebbe parlare non solo a sinistra, visto che si sta parlando di miliardi di euro, soldi nostri.

(Millesimo post!)