Ricordate la vicenda di Fleischmann e Pons? [Se la risposta è sì, saltate a dopo il link]
Riassunto per chi non c’era e per i più distratti: un bel giorno di marzo del 1989 i due annunciano al mondo che avevano scoperto il modo per fondere assieme due nuclei di idrogeno e ricavare energia, il tutto rimanendo a temperature gestibili in un comunissimo laboratorio casalingo. In altre parole dicevano di aver ottenuto la reazione nucleare che nel sole avviene a milioni di gradi, in una provetta a temperature “umane”. Se la scoperta fosse stata confermata avremmo potuto avere tanta energia a costi molto bassi, avremmo potuto avere anche centrali di dimensioni molto piccole, di dimensioni di un appartamento. Visto che il vostro condominio continua a rifornirsi di metano o gasolio, avete capito come andò a finire. I due scienziati si erano sbagliati e nessuno fu capace di riprodurre il loro esperimento. Avevano avuto troppa fretta per risultare i primi nella scoperta e si scottarono.
Anche i giornalisti, che all’epoca si precipitarono a gridare “al miracolo”, si bruciarono e ora, quando qualche scienziato parla di fusione fredda, hanno cura di mettere l’articolo a pagina 46 con una bella dose di condizionali.
Dal punto di vista fisico, invece, l’argomento è molto promettente e ci sarebbe tantissimo lavoro da fare. In Italia siamo stati (lo siamo ancora? Non so.) all’avanguardia nel campo (v. la voce di wikipedia nel link), però nessuno si è mai preso la briga di guidare le ricerche in modo efficiente ed organico, per quel che so. Il rischio di smantellare il potere legato alle fonti fossili è troppo alto. Sono ricerche che non fanno girare l’economia. Si rischia di vincere qualche premio Nobel che poi è contro il nucleare da fissione. Meglio non rischiare.
Ora altri due italiani ci riprovano (da La Repubblica di Bologna – notate la “pagina 46”):
Fusione nucleare a freddo
“A Bologna ci siamo riusciti”
Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, è stato realizzato il processo utilizzando nichel ed idrogeno. E’ la strada per ottenere energia pulita. Andrea Rossi, ingegnere e Sergio Focardi, fisico, spiegano: “Dietro questo processo non c’è una base teorica, per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato”
di ILARIA VENTURI
Del pezzo mi hanno davvero colpito due frasi:
[…] “Siamo un’azienda, se mi chiedono di aprire la scatola dovrei pagare i danni agli investitori“, replica Andrea Rossi. […] Lo stesso ingegnere ammette: “Dietro questo processo non c’è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato”. […]
Il che vuol dire, nella migliore delle ipotesi, che senza una base teorica e senza che nessuno possa mettere mano all’apparecchiatura, impiegheranno altri 10 o 20 anni per poter usare concretamente l’invenzione. Nella peggiore delle ipotesi loro potrebbero essere ad un passo da una scoperta scientifica rivoluzionaria e nessuno lo saprà mai e rimarremo ancora a lungo col nostro gas che brucia nelle caldaie.
Io spero che quegli investitori diventino molto ricchi, come quel tabagista in un cargo di sigarette in mezzo al mare. Ma senza accendino. (cit. Alex Drastico)
Aggiornamento 14/06/2011:
Il CICAP cerca di fare il punto della situazione:
Reattore E-Cat: la posizione del CICAP
Ma gli ostacoli posti dagli “scopritori/inventori” non permettono di fare passi avanti. Peccato.