Seguivo Giovanni Fontana qualche anno fa, poi divergenze di opinioni e cambi di interesse mi allontanarono dal suo blog. Un peccato perché è un tipo alla Uriel Fanelli: quello che scrive, anche se non si è d’accordo, obbliga sempre ad usare il cervello. (Almeno il mio. Quel che è rimasto.)
Ha vissuto qualche anno in Palestina, ha studiato Relazioni Internazionali in Inghilterra e ora ci dice la sua sul conflitto Israeliano Palestinese. Sul IlPost:
La strategia di Israele
di Giovanni Fontana
Ad oggi sono 4 articoli e si parla anche Hamas. Il link lì sopra è la prima puntata.
A leggere gli articoli e i relativi commenti (sempre utili per integrare e spiegare) c’è da mettersi le mani nei capelli. Nel mondo occidentale il potere è legato alla forza economica. In quella regione la forza economica è solo un piccolo tassello, forse nemmeno troppo importante. (Israele e Palestina farebbero molti più soldi se cooperassero, al posto di tirarsi bombe sulla testa.) Lì il potere è legato alla forza militare, alla religione e alla politica, quando c’è. Il tutto si mischia a formare un caos inestricabile. Anche chi diserta nell’esercito israeliano potrebbe farlo per ragioni che a noi sfuggono:
Gaza: Udi, 19 anni, disertore: “Vado in carcere per non bombardare la Striscia”
di Gianni Rosini
Questo conflitto mi mette addosso un grande senso di impotenza. Ma si può trovare un punto di incontro fino a quando chi è lì pensa di esserci per volere divino, con tutti i distinguo e le sfumature del caso?