forse sta tutto qua dentro http://t.co/QqaIRScVyG—
ester viola (@esterviola_) January 11, 2015
(Via edue)
forse sta tutto qua dentro http://t.co/QqaIRScVyG—
ester viola (@esterviola_) January 11, 2015
(Via edue)
Anche se non avete letto 1984 di Orwell, sicuramente sapete che parla di un regime totalitario che controlla i suoi sudditi in maniera molto invasiva. Persino nella camera da letto. Contro la loro volontà. Orwell non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato possibile farlo con il loro consenso.
Un piccolo elenco, gli ultimi casi in ordine di tempo:
Da Paolo Attivissimo:
Adobe, i sistemi antipirateria spiano i lettori dei libri digitali
(Con aggiornamento: la nuova versione spia un poco di meno.)
Ma quanto sono spione le “smart TV”
Tutto alla luce del sole, tutto legale. Per saperlo basta leggere le informative in legalese allegate ai software e ai prodotti.
Ora facciamo una scommessa su questo (via eDue):
Secondo voi i comandi vocali dove vengono elaborati? In locale o in remoto? Sarebbe tecnicamente possibile usare quell’apparecchio per spiare una persona?
Le politiche lungimiranti sulle cose di internet non sono tipiche dell’Italia. La Spagna vuole partecipare sul serio e portarsi avanti (Da puntoinformatico):
Spagna, link a pagamento
Approvata una legge che impone il pagamento di un balzello da parte di tutti i siti che linkano a contenuti editoriali giornalistici. Restano da chiarire le modalità di applicazione della nuova tassa, già soprannominata Google Tax
di Claudio Tamburrino
Come dicevo qui, se vuoi leggerti da solo avvisami. Ti lascio da solo. Ma a questo punto che cappero ci fai sul web?
Sottoscrivo (da ValigiaBlu):
È ora di dire basta agli ignoranti che pontificano (in malafede?) sul web Suicidio, adolescenti e le regole del web.
Tra mistificazioni e distorsioni ci raccontano una realtà che non solo non esiste ma che potrebbe comportare gravi conseguenze per la libertà di tutti noi. I danni di un vuoto di cultura digitale tra i professionisti dell’informazione.
di Arianna Ciccone
(Via Galatea)
Basterebbe usare il buon senso: mettere un link ad un articolo pubblicamente accessibile sul web non equivale a copiarlo e non può violare nessun diritto d’autore. E’ semplicemente pubblicità gratuita e il destinatario del link dovrebbe solo ringraziare. Ma io andrei oltre: senza link fra fonti diverse il web non avrebbe ragione di esistere. Se pubblichi qualcosa sul web – e ne dai libero accesso – è perché vuoi essere letto, e per essere letti bisogna che qualcuno metta un link al tuo sito web, altrimenti è come stampare un manifesto e tenerne tutte le copie in cantina. Ok, si può fare. Ma ha senso?
L’ovvio però non è per tutti e infatti riconosco che mi è capitato di non capire cose ovvie per altri. Poi è bastato avere le giuste informazioni e oliare le sinapsi arrugginite e l’ovvio è apparso anche a me. Ma ad alcuni non basta. Qualcuno ha bisogno della carta bollata e sono sicuro che non ha ancora capito.
UE, il diritto di link è garantito
Non è necessario chiedere l’autorizzazione, ammesso che se si rinvii a contenuti messi online dagli aventi diritto in maniera gratuita e senza limitazioni d’accesso. Diverso il caso dei contenuti dietro paywall o dei contenuti pirata
di Claudio Tamburrino
Tutto questo per dirvi che se metto un link a qualcosa di vostro e voi non gradite la mia pubblicità, basta che me lo diciate. Vi accontenterò appena mi sarà possibile, tenendo conto della mia vita privata e delle mie risorse tecniche. Non sarò certo io a negarvi il diritto di tenere le vostre opere in cantina.
Da PuntoInformatico:
Paesi Bassi, la Baia torna navigabile
I filtri imposti agli intermediari sono sproporzionati ed inefficaci. La giustizia olandese libera The Pirate Bay da lacci e lacciuoli ormai inutili: i cittadini della Rete si sanno destreggiare fra proxy e VPN
di Gaia Bottà
Se non ti funziona il filtro che hai dentro la tua scatola cranica, non c’è nessuna speranza di filtraggio. Oltretutto ciò che è vietato e nascosto ci incuriosisce molto di più di ciò che è accessibile e palese; dai quattro anni in poi lo sanno tutti. Ma niente, c’è sempre qualcuno che ha soldi da buttare via (PuntoInformatico):
UK, tutto il sesso è pornografia
Il parental control di stato adottato dai provider britannici permette ai netizen di sbirciare la pornografia ma taglia fuori dalla rete siti di informazione. Non c’è rimedio ai falsi positivi
Aggiornamento:
Ho ritrovato tre link interessanti sul tema. Magari li ho già anche pubblicati, ma ricordare fa sempre bene:
Il crack dei filtri imbarazza l’Australia
Un teenager smanettone fa a pezzi i filtri antiporno voluti e sponsorizzati dal Governo locale, che difende il progetto e annuncia nuove release del software. Ma è difficile bloccare il pornoweb.
Australia, un 16enne detta l’agenda tecnologica
Prima fa fuori i filtri governativi antiporno. Poi diventa testimonial della campagna elettorale. E trova anche il tempo per andare a scuola. Succede laggiù, tra i canguri.
Australia, il flop dei filtri antiporno è clamoroso
Il progetto per evitare l’esposizione ai contenuti pornografici online è costato l’equivalente di 52 milioni di euro. Soldi buttati al vento. Ma il Governo non cambia idea: quella è la strada.
Da PuntoInformatico:
Il Regno Unito e il parental control di stato
Internet, ha stabilito il Primo Ministro Cameron, è come la realtà: da controllare, perché irta di pericoli, e di contenuti capaci di corrompere i giovani. A capire come, saranno gli attori della Rete
di Gaia Bottà
Il segnale che si è di fronte a provvedimenti folli arriva quando si afferma che si vogliono proteggere le creature, i poveri bimbi indifesi. Il secondo segnale è quando si mescolano reati (pedofilia) con cose per adulti perfettamente lecite (pornografia). Con queste premesse potete stare certi che il discorso si snoderà in una serie di assurdità una peggiore dell’altra.
Se avete ancora dei dubbi ecco che il tutto deve essere a spese altrui (cioè del cliente, chi pensate che paghi?): “Il sistema, secondo Cameron, è efficace: saranno i provider a renderlo tale, “spetta a loro trovare le soluzioni tecnologiche”.” Chiedere ai provider internet di filtrare i contenuti è follia: è come chiedere alle compagnie telefoniche di filtrare le telefonate fra mafiosi o alle poste di fermare le lettere minatorie o i pacchi bomba. Vi verrebbe mai in mente? Inoltre nessuno ha in mente come fare. Perché è vero che si possono automatizzare molte cose, ma gli automatismi sbagliano e si rischia di imbavagliare qualcuno che invece non ha commesso nessun reato e ha tutto il diritto di esprimersi. (In Italia si censura “a mano” e i risultati non sono migliori: http://censura.bofh.it/ Notate le proporzioni fra le censure della magistratura e le altre.) La libertà di espressione diverrà un optional da acquistare con il collegamento alla rete?
Che le creature non siano il fine del provvedimento lo si intuisce quando si legge: “[il Governo] taglia i fondi alle istituzioni che dovrebbero sorreggere l’apparato eretto in Rete a protezione dei minori.” Ecco il vero motivo della legge: scaricare su altri il costo delle proprie idee.
Che tristezza…
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
(Costituzione Italiana)
La prima parte dice che il Parlamento siamo noi. Se abbiamo eletto una manica di furfanti, quelli siamo noi. Se abbiamo eletto tutti premi Nobel, quelli siamo noi. Ogni singolo membro del Parlamento contribuisce al disegno completo della nostra Nazione.
La seconda parte dice che la libertà della persona è più importante dell’appartenenza politica del parlamentare. E’ più importante del suo programma politico. La libertà dei nostri rappresentanti è l’unico bene comune da preservare sempre. L’alternativa – i nostri padri costituenti lo avevano appreso sulla loro pelle – si chiama dittatura.
Un articolo de Il Post sul tema:
E cos’è il vincolo di mandato?
di F. Marinelli
Segnalo una conferenza tenuta da Cory Doctorow a Berlino il 27 dicembre scorso alla Chaos Communication Congress. Ne parla Paolo Attivissimo e vi spedisco lì per il video con i sottotitoli in italiano, la traduzione scritta e un breve commento:
L’imminente guerra contro il computer generico: lezione magistrale di Cory Doctorow
di P. Attivissimo
La tesi è che il computer è potenzialmente fonte di infinita libertà. Chi ha potere ne ha paura. Chi ha potere cerca di convincerci che non abbiamo bisogno di un computer, ma di un elettrodomestico capace solo di fare ciò che chi lo produce vuole che faccia. Il tutto detto molto meglio.
Un unico appunto, come dicevo nei commenti da Attivissimo. Doctorow parla ad un pubblico elitario, che queste cose le sa già o che comunque riesce a capirle. Tre gatti in tutto.
Io lavoro nel settore informatico, fra gente spesso laureata o almeno diplomata. Quando accenno ai problemi citati da C.D. mi guardano come se arrivassi da Marte. Se raccontassi queste cose al mio macellaio gli sembrerebbe di avere davanti un teologo arabo che parla in greco antico di tecnologia preindustriale cinese.
C’è molto lavoro da fare.
Aggiornamento:
eDue dice la sua sulla conferenza di C.D.:
dove in sostanza ci dice che i pc che fanno tutto sono troppo difficili da usare e che quindi la semplificazione operata dall’industria non è un complotto contro di noi, ma un naturale sviluppo derivante dalle nostre necessità. Il tutto detto meglio, ovviamente.
E’ vero quello che dice eDue, ma non vedrei i due discorsi in opposizione. Penso siano veri entrambi gli aspetti: il controllo voluto dall’industria e la voglia di semplificare. Con il primo si spiegano delle limitazioni assolutamente insensate e innaturali dei nostri apparecchi tennologici, con il secondo la loro fortuna.
(E comunque riflettere su questi temi fa sempre bene.)