Posts Tagged ‘moda’

Smalto per unghie /6

martedì 14 aprile 2015

Non chiedetemi come l’ho saputo.

No, non faccio ricerche mirate, anche perché neanche in sogno mi sarebbe venuto in mente di fare ricerche con certe parole chiave.

Non sono nemmeno vegano, che, se necessario, mangerei anche i gattini.

Però ormai sapete della mia personale ossessione fissa.

Ora so questa cosa e volevo condividerla con voi:

I 10 migliori smalti vegan
di Glenda

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Smalto per unghie /5 – La fine del mondo è vicina /40

martedì 30 dicembre 2014

Mi raccomando: solo a digiuno e con la giusta predisposizione d’animo:

Donne che credono di scopare con la nail art.

(La loro unica speranza è un estetista.)

(Via Ha stato il T9)

L’indispensabile /55 – Le scarpe

domenica 31 agosto 2014

Il luogo comune diventato verità statistica — o viceversa? — vuole l’uomo agognante la scarpa definitiva per tutte le stagioni e le attività mentre la donna vorrebbe vivere in un castello adibito a scarpiera.

Ok, ho usato la figura retorica dell’iperbole.

Da Repbubblica.it:

Le scarpe ispirate al cibo

O no?

Questioni di moda – I jeans attillati

lunedì 25 agosto 2014

Caro Produttore di Jeans,

se non fosse che dai da mangiare a tanta gente onesta, ti augurerei di fallire miseramente e ti augurerei un futuro come venditore di frigoriferi al Polo Sud.

I tuoi merdosi jeans attillati non li vendi perché fai SOLO quel tipo di jeans e chi ha le cosce polpacci come due copertoni – io e pochi altri sfigati – sono anni che non può permettersi nuovi jeans e si fa bastare i vecchi. Non bisogna essere laureati in economia ad Harvard per arrivarci: nonostante le mode, chi è grosso, grosso rimane e ha bisogno di vestirsi. No pantaloni adatti, no vendite. (Anche perché la vedo dura dimagrire nei polpacci. Il grasso è più in su.)

L’anno scorso mi sono girato 15 negozi, prima di trovare qualcosa di indossabile. Io, che odio andare in giro a provare vestiti e i pantaloni in particolare. Sembravo un pezzente con le allucinazioni: ma dove @#! avevo preso quei @#! di pantaloni che indossavo? Possibile che ora fossero tutti stretti nei polpacci? Ero ingrassato? No, la misura successiva mi stava larghissima in vita e ancora stretta nei polpacci. [Imprecazioni censurate.]

Da ilPost:
Passano di moda i jeans attillati
Dopo un decennio di dominio sulle abitudini dei clienti e sul business dell’abbigliamento, le cose stanno cambiando, con ricadute commerciali estese

La fine del mondo è vicina /25

mercoledì 16 aprile 2014

Può il test psicologico da spiaggia coniugarsi con l’articolo di moda e la pubblicità? Può stare tutto in uno? Sì:

10 borse per riconoscere 10 uomini

Dopo essere stato per anni al punto 4, l’hipster (ma che significa?), ed essermi spaccato la schiena e le spalle, sono passato al punto 5, il creativo, o al punto 7, il ribelle, non so.

In realtà lì manca il punto 11, il ribelle ex creativo morto di fame, quello che usa lo zaino low cost preso in offerta alla bancarella rionale o, meglio, quello regalato dall’azienda con il logo della società che fa tanta tristezza. Ecco, io sono al punto 11.

Fa la cosa giusta

martedì 1 aprile 2014

Domenica io e Lacomizetta siamo andati alla FieraMilano City per l’undicesima edizione di Fa la cosa giusta, “fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili”. Noi, più che interessati al consumo equo e solitario, come diciamo scherzosamente in famiglia, eravamo interessati a dei nostri amici, conosciuti l’anno scorso al mare.

I nostri amici fanno parte del gruppo Giullari senza frontiere. Sì, lo so, il loro sito non rende l’idea di quello che fanno, anche perché non è aggiornato da molto, ma le foto in mostra e il libro che promuove l’iniziativa raccontano altro. L’idea è semplice: andare a fare i buffoni dove c’è ben poco da ridere, zone di guerra (con Emergency), zone rurali sperdute, zone povere, Brasile, Sikkim, Etiopia… Ci si fa ospitare dalla gente del posto, si entra in contatto con la realtà locale e si fanno spettacoli gratuiti per la comunità che ospita. Il divertimento deve essere tanto, sia per chi lo fa, sia per gli spettatori, ma queste iniziative hanno un costo notevole e sono tutte autofinanziate dai promotori. Lo stand alla fiera serviva per raccogliere i fondi per i prossimi viaggi.

Io e Lacomizietta ci siamo ovviamente divertiti e ho anche avuto la possibilità di visitare i numerosi stand della fiera mentre Lacomizietta giocava con la sua amica Fiammetta.

Un comizio recensione sulla fiera non ve lo leva nessuno. Prima cosa, il titolo: Fa la cosa giusta. Parliamone. Che cosa vuol dire? C’è qualcuno per caso che non vorrebbe fare la cosa giusta? Uno si alza alla mattina e dice a se stesso “Vorrei fare la cosa sbagliata, oggi. Insulterò un Vigile Urbano. E per essere nel torto più completo, lo insulterò senza motivo.” Ok, si può fare, ma io non vi verrò a trovare a S. Vittore, né vi porterò le arance. La vera domanda, la vera sfida, il vero problema è: che @#! è giusto fare? A questo punto ho avuto dei dubbi.

Fra gli espositori c’era di tutto e di più. Dalla Coop, alle stampanti 3D, dal cibo bio-eco-vegan-solidale-antitumorale-antiallergico-cheaiutaadattraversarelevecchiette, alla carne di Koala rosso ma italiana e macellata ecologicamente senza sporcare da nessuna parte, dai viaggi eco-consapevoli che sei tu a fare da sherpa agli autoctoni, ai sindacati, che non so perché ma sono eco pure loro. In parole povere: metà stand erano produzioni artigianali, molto belle, molto eco, ma la vedo dura far vivere 6 miliardi di persone con le produzioni artigianali. Non è sostenibile. Un quarto offrivano cibo e idem come sopra, molto eco, alcuni cibi erano anche buoni, ma non riesco ad immaginarmi tutto il mondo che si ciba di Koala rossi allevati nella brughiera milanese. Non è sostenibile nemmeno questo. Il resto erano associazioni e cooperative più o meno eco-pacifiche-sostenibili, tanto per dire c’era anche l’ATM che lasciamo perdere. Insomma, i veri eco e anche pacifico e anche sostenibili, come appunto i Giullari senza frontiere, l’ADSINT ed Emergency, per citare realtà che conosco, c’erano, ma non erano certo la maggioranza.

E veniamo al lato folk della fiera: i numerosi stand di eco-wedding. Ovvero come sposarsi senza spendere un patrimonio, distruggere un’intera Foresta Amazzonica e senza uccidere Koala rossi della Padania, che nel frattempo girano nello spiedo degli stand. Come viaggio di nozze si va a fare la traversata in bicicletta della catena dell’Himalaya. Se lo fai senza dire che è eco-wedding, come abbiamo fatto in tempi non sospetti io e l’ex moglie, mio fratello e consorte e almeno un cognato e cognata, rischi di apparire un morto di fame e antisociale, ma se usi il prefisso eco e il termine inglese wedding allora cambia tutto. No, non siamo andati a fare un giro in bicicletta sull’Himalaya, non abbiamo arrostito Koala rossi della Padania, ma ci siamo divertiti molto a prezzi modici. Ricordo ai più distratti, che per sposarsi sono necessari solo i soldi per le marche da bollo, circa una trentina di euro. Tutto il resto lo decidete voi. Il margine per essere ecologici (e divertirsi molto spendendo poco) è notevole.

Termino con lo stand sull’inquinamento elettromagnetico o per essere più precisi, sulle geopatie. Trovate tutto quello che c’è da sapere sul CICAP:
I nodi di Hartmann e le geopatie: il bioarchitetto bussa alla porta
di Roberto Vanzetto

Gli organizzatori della fiera, però, non devono aver preso molto in simpatia l’associazione promotrice: l’hanno piazzata di fianco ad un produttore di pannelli fotovoltaici. Ma forse l’elettromagnetismo del sole è più eco, chi lo sa?

Nota Eco: Nessun Koala rosso è stato maltrattato per scrivere questo post. Anche perché non credo esistano i Koala rossi…

Smalto per unghie /4 – La fine del mondo è vicina /23

giovedì 27 marzo 2014

Repubblica cartacea è cambiata, ma per fortuna quella web è rimasta uguale:

“Posta” le tue foto di Instagram sulle unghie

Dove si racconta che due ragazze si sono inventate un metodo per stampare un’immagine da applicare sulle unghie. L’idea è ancora in fase di progetto su Kickstarter, ma non ho dubbi che diventerà realtà.

Il quid che mi ha permesso di inserire a pieno titolo questa non notizia nella rubrica fine del mondo è arrivato alla lettura dell’espressione un’App davvero girly. È troppo per la mia vecchiaia.

La fine del mondo è vicina /21

martedì 18 marzo 2014

Sono seduto in metro, il vagone è affollato, ma io ho da finire Fondazione e Terra e in piedi non si riesce a leggere. Alzo la testa per vedere se anziane signore abbisognano di un posto a sedere. Davanti a me una giovane donna di chiare origine asiatiche. Oserei dire giapponese, se avessi qualche elemento per dirlo. (In effetti negli hotel della Stazione Centrale e in Duomo i giapponesi ci sono e non sono pochi.)

La (forse) giapponese indossa un paio di occhiali neri. Non è per guardarle il colore degli occhi. C’è obiettivamente qualcosa che non torna. Guardo col rischio di sembrare un guardone. Capisco. Indossa la montatura degli occhiali, ma non ci sono le lenti! Una nuova moda? O una vecchia che mi sono perso?

La fine del mondo è vicina /20

domenica 16 febbraio 2014

Se non avete mai sentito alla radio la trasmissione 610, per sapere cosa faceva il personaggio Frankie Porello, lo stilista di riferimento della trasmissione, basta guardare qui (da LaRepubblica):

Londra, 35 smartphone da indossare: la gonna si accende

Quelli di 610 dovrebbero chiedere i diritti d’autore allo stilista della Nokia.

Idiosincrasie /10

venerdì 22 novembre 2013

La cravatta. Mai messa in vita mia. No, non è vero. L’ho messa una volta al matrimonio di mio fratello su pressione della di lui sposa. Un attimo di debolezza e ho ceduto. La vecchiaia…

La buona notizia è che, forse, l’accessorio non gode più del favore della moda. Speriamo sia una tendenza a senso unico.

Da LaStampa:

L’era della cravatta finisce dopo 400 anni
L’accessorio più inutile,scomodo e duraturo è in crisi. Chiudono i negozi, i giovani la ignorano: ci mancherà.
di Vittorio Sabadin

Un plurale che non mi riguarda.