Domenica io e Lacomizetta siamo andati alla FieraMilano City per l’undicesima edizione di Fa la cosa giusta, “fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili”. Noi, più che interessati al consumo equo e solitario, come diciamo scherzosamente in famiglia, eravamo interessati a dei nostri amici, conosciuti l’anno scorso al mare.
I nostri amici fanno parte del gruppo Giullari senza frontiere. Sì, lo so, il loro sito non rende l’idea di quello che fanno, anche perché non è aggiornato da molto, ma le foto in mostra e il libro che promuove l’iniziativa raccontano altro. L’idea è semplice: andare a fare i buffoni dove c’è ben poco da ridere, zone di guerra (con Emergency), zone rurali sperdute, zone povere, Brasile, Sikkim, Etiopia… Ci si fa ospitare dalla gente del posto, si entra in contatto con la realtà locale e si fanno spettacoli gratuiti per la comunità che ospita. Il divertimento deve essere tanto, sia per chi lo fa, sia per gli spettatori, ma queste iniziative hanno un costo notevole e sono tutte autofinanziate dai promotori. Lo stand alla fiera serviva per raccogliere i fondi per i prossimi viaggi.
Io e Lacomizietta ci siamo ovviamente divertiti e ho anche avuto la possibilità di visitare i numerosi stand della fiera mentre Lacomizietta giocava con la sua amica Fiammetta.
Un comizio recensione sulla fiera non ve lo leva nessuno. Prima cosa, il titolo: Fa la cosa giusta. Parliamone. Che cosa vuol dire? C’è qualcuno per caso che non vorrebbe fare la cosa giusta? Uno si alza alla mattina e dice a se stesso “Vorrei fare la cosa sbagliata, oggi. Insulterò un Vigile Urbano. E per essere nel torto più completo, lo insulterò senza motivo.” Ok, si può fare, ma io non vi verrò a trovare a S. Vittore, né vi porterò le arance. La vera domanda, la vera sfida, il vero problema è: che @#! è giusto fare? A questo punto ho avuto dei dubbi.
Fra gli espositori c’era di tutto e di più. Dalla Coop, alle stampanti 3D, dal cibo bio-eco-vegan-solidale-antitumorale-antiallergico-cheaiutaadattraversarelevecchiette, alla carne di Koala rosso ma italiana e macellata ecologicamente senza sporcare da nessuna parte, dai viaggi eco-consapevoli che sei tu a fare da sherpa agli autoctoni, ai sindacati, che non so perché ma sono eco pure loro. In parole povere: metà stand erano produzioni artigianali, molto belle, molto eco, ma la vedo dura far vivere 6 miliardi di persone con le produzioni artigianali. Non è sostenibile. Un quarto offrivano cibo e idem come sopra, molto eco, alcuni cibi erano anche buoni, ma non riesco ad immaginarmi tutto il mondo che si ciba di Koala rossi allevati nella brughiera milanese. Non è sostenibile nemmeno questo. Il resto erano associazioni e cooperative più o meno eco-pacifiche-sostenibili, tanto per dire c’era anche l’ATM che lasciamo perdere. Insomma, i veri eco e anche pacifico e anche sostenibili, come appunto i Giullari senza frontiere, l’ADSINT ed Emergency, per citare realtà che conosco, c’erano, ma non erano certo la maggioranza.
E veniamo al lato folk della fiera: i numerosi stand di eco-wedding. Ovvero come sposarsi senza spendere un patrimonio, distruggere un’intera Foresta Amazzonica e senza uccidere Koala rossi della Padania, che nel frattempo girano nello spiedo degli stand. Come viaggio di nozze si va a fare la traversata in bicicletta della catena dell’Himalaya. Se lo fai senza dire che è eco-wedding, come abbiamo fatto in tempi non sospetti io e l’ex moglie, mio fratello e consorte e almeno un cognato e cognata, rischi di apparire un morto di fame e antisociale, ma se usi il prefisso eco e il termine inglese wedding allora cambia tutto. No, non siamo andati a fare un giro in bicicletta sull’Himalaya, non abbiamo arrostito Koala rossi della Padania, ma ci siamo divertiti molto a prezzi modici. Ricordo ai più distratti, che per sposarsi sono necessari solo i soldi per le marche da bollo, circa una trentina di euro. Tutto il resto lo decidete voi. Il margine per essere ecologici (e divertirsi molto spendendo poco) è notevole.
Termino con lo stand sull’inquinamento elettromagnetico o per essere più precisi, sulle geopatie. Trovate tutto quello che c’è da sapere sul CICAP:
I nodi di Hartmann e le geopatie: il bioarchitetto bussa alla porta
di Roberto Vanzetto
Gli organizzatori della fiera, però, non devono aver preso molto in simpatia l’associazione promotrice: l’hanno piazzata di fianco ad un produttore di pannelli fotovoltaici. Ma forse l’elettromagnetismo del sole è più eco, chi lo sa?
Nota Eco: Nessun Koala rosso è stato maltrattato per scrivere questo post. Anche perché non credo esistano i Koala rossi…