Autore: Carlo Rovelli
Titolo: Helgoland
Editore: Adelphi
Altro: ISBN 9788845935053; p. 228; 15,00€; I ed 2020; genere: saggistica: fisica, filosofia; Piccola Biblioteca Adelphi 756
Voto: 9/10
Opera non facile, questa volta, e non per la parte in cui si parla di fisica, almeno per me, parte fra l’altro ridottissima. La parte difficile è dove l’autore cerca di trarre delle conclusioni filosofiche da quanto sappiamo della teoria dei quanti.
La realtà che pensavamo di conoscere è definitivamente svanita, nella nuova concezione di Rovelli. Cambia radicalmente il modo di vedere il mondo: da un mondo pieno di oggetti nella scatola dell’Universo, a un Universo pieno di oggetti che interagiscono. Le proprietà degli oggetti, il peso del vostro gatto, l’azzurro del cielo, l’elettrone nello schermo di un laboratorio, sono il risultato di queste interazioni fra oggetti. La realtà non è più l’oggetto, ma l’interazione fra gli oggetti. Se un oggetto non interagisce con nulla (o per lo meno, direttamente o meno, con noi), di questo oggetto non possiamo dire nulla. Al massimo possiamo fare qualche previsione probabilistica, ma nulla di più. In questo modo alcuni dei paradossi della fisica quantistica (il gatto di Schrödinger, l’esperimento dell’elettrone e la doppia fenditura e altro ancora) sono chiaramente spiegabili con la mancanza di interazione, prima, e poi la successiva interazione.
Ok, ci ho provato, ma non credo di esserci riuscito. Rovelli impiega molte più pagine ed è molto più chiaro.
Il pensiero di Rovelli si inserisce nella scia del pensiero filosofico di Mach e altri, anche di autori orientali come Nagarjuna; l’autore spazia parecchio, arrivando a citare Lenin e Bogdanov.
Non mancano le esperienze e le sensazioni personali.
Curiosità: scopro che Mach, oltre che fisico, è stato anche filosofo e quasi neuroscienziato. E che Schrödinger era un donnaiolo impenitente, persino più di Einstein.
Per sapere il perché del titolo, però, dovrete leggerlo. Almeno la quarta di copertina.
Buona lettura!