Posts Tagged ‘scuola’

La tecnologia a scuola

sabato 28 Maggio 2016

Da medium.com:

Why smart kids shouldn’t use laptops in class
There hasn’t been really great data on how classroom computing affects learning — until now
by Jeff Guo

This story originally appeared on The Washington Post’s Wonkblog.

Dove si racconta che un recente studio svolto presso l’Accademia Militare di West Point ha mostrato come tablet e portati usati dagli studenti in classe non migliori affatto l’apprendimento. Sembra anzi penalizzare i più bravi.

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Comizi altrui /2

martedì 14 luglio 2015

Oggi faccio parlare Galatea:

La strana idea che gli italiani hanno della scuola e della riforma
(Espresso)


Caro Corriere, ti spiego perché la Grecia è la culla della democrazia (diretta)
I punti deboli dell’articolo di Umberti Curi e una premessa: voler spiegare l’Atene di Tsipras con il filtro dell’Atene classica è un po’ come voler spiegare le politiche di Renzi con le cronache della Firenze di Lorenzo il Magnifico.
(Valigia Blu)

Aggiungo una fetta di culo? /3

lunedì 10 novembre 2014

Come è andata a finire? È successo che dopo il nostro allarme tutti i genitori hanno letto la liberatoria e la maggior parte ha deciso di non firmare. La gita alla casa editrice, vista l’esiguità dei partecipanti, era saltata.

Ma… questa sera la casa editrice, vista l’assenza delle classi, ci ha ripensato e ha avvisato la Maestra. Non saranno fatte interviste, foto e riprese, e non bisognerà firmare nessuna liberatoria.

Se i genitori non rimarranno incazzati per il brutto scherzo la gita si farà.

Noi, nel frattempo, abbiamo messo giù una letterina di protesta per la casa editrice. Non l’abbiamo ancora spedita e già si nota l’effetto.

Questo mi fa pensare che quando scrivevo:

La casa editrice […] Fa un’operazione culturale […]: “se ci cascano continuiamo e stiamo zitti. Un domani potremo far sottoscrivere a tutti clausole capestro senza nessun limite che potremo usare quando vorremo.“

non ero molto lontano dalla realtà.

Ogni tanto protestare serve. Sono soddisfazioni.

[ebook] Voci di corridoio

sabato 20 settembre 2014

Autori: AA.VV.
Titolo: Voci di corridoio
Editore: autopubblicazione, lo trovi qui.
Altro: I edizione 2011, epub, aggratis, progetto grafico di Peppe Liberti, titolo di Marco Manicardi, introduzione de lo Scorfano

Voto: 7/10

Il testo è una raccolta di post scritti da “illustri autori di blog che insegnano in una qualsiasi scuola del nostro paese” come dice lo Scorfano. Probabilmente alcuni li avrete letti sul web, se avete seguito gli autori prima della raccolta. Sono tanti piccoli quadri sul mondo della scuola, alcuni divertenti al limite della goliardia, altri malinconici, tutti inducono ad una riflessione sul mondo della scuola, sulle sue dinamiche, sulle sue debolezze ed anche, ovviamente, sulla sua forza e sul suo ruolo educativo. La scuola vista da dentro, da chi la vive sulla propria pelle tutti i giorni.

Molti gli autori presenti che seguo o ho seguito: LGO, Galatea, lo Scorfano, Zar, Leonardo, che hanno dato le testimonianze migliori.

Uno dei pezzi migliori: Croce e delizia di Leonardo, dove si riflette ad alta voce, col Cristo nel corridoio, sull’opportunità o meno di appendere un crocefisso in aula.

Unico difetto: alcuni post, che poi formano i vari capitoli, sembrano senza conclusione, bruscamente interrotti. Ma forse questo fa parte dello stile (o necessità?) di molti dei nostri post.

La fine del mondo è rimandata /2

giovedì 4 settembre 2014

Fino a quando ci saranno persone come Galatea, la fine del mondo potrà essere rimandata. Non ho altro da dire.

Salvate il liceo classico: è l’unica scuola veramente moderna

[libro] La scuola 2.0

venerdì 31 gennaio 2014

Autore: Paolo Ferri
Titolo: La scuola 2.0 – Verso una didattica aumentata dalle tecnologie.
Editore: Spaggiari
Altro: p. 301, I ed. sett 2013, ISBN 9788898195084, 39€

Voto: 6/10

Ho letto questo libro per una necessità nata all’interno di Recsando, un’associazione di volontariato di S. Donato Milanese di cui faccio parte. Vorremmo creare un momento di riflessione attorno alle nuove tecnologie in relazione all’insegnamento. Un nostro simpatizzane ha portato alla nostra attenzione questo libro e io mi sono incaricato di leggerlo e di farne una breve relazione.

Eccola.

E’ da tenere presente che il testo è molto tecnico e mirato al mondo dell’insegnamento. Non è divulgativo, insomma. E’ scritto da Paolo Ferri che è Professore Associato di Teoria e tecnica dei Nuovi Media Tecnologie all’Università Milano Bicocca.

L’ipotesi di lavoro di Ferri è che esistano i nativi digitali, che abbiano peculiarità loro e che le tecnologia digitali non siano neutre nel mondo dell’insegnamento.

I nativi digitali puri sono quelli nati dopo il 1996, anno dell’introduzione del web nella nostra vita quotidiana. I nativi digitali sono sempre stati immersi in apparati tecnologici, spesso in rete, come PC e cellulari e ora smartphone e tablet e molto altro. Li sanno usare bene, con semplicità e naturalezza. Usano la tecnologia tutti i giorni senza sentirla estranea al proprio mondo e al proprio modo di fare. Le tecnologie che mettono in rete questi apparati hanno anche un impatto sociale/psicologico in queste giovani menti. Per Ferri queste sono le caratteristiche che i nativi digitali possiedono (p. 119):

“Gioco, simulazione, performance, appropriazione multitasking, conoscenza distributiva, intelligenza collettiva, giudizio critico, navigazione transmediale, networking, negoziazione: questi sono i temi tratti tipici delle nuove forme di comunicazione sviluppate dai bambini e dai preadolescenti del nuovo millennio.”

Questo fatto, unito al fatto che le tecnologie consentono oggi di organizzare in modo completamente diverso il sapere e la sua fruizione, porta a ripensare in modo diverso anche l’insegnamento.

Il volume prende in esame molti aspetti tecnici:
1) come valutare i diversi software/sistemi digitali utili all’insegnamento
2) come organizzare fisicamente la classe
3) come organizzare l’insegnamento
4) considerazioni teoriche ed epistemologiche

Qui accenniamo ad alcuni aspetti principali trattati nel saggio.

Penso che il perno centrale di tutto sia il concetto di costruttivismo pedagogico per quanto riguarda l’aspetto teorico e la flipped classroom (classe ribaltata) per quanto riguarda l’aspetto più pratico dell’insegnamento.

Il costruttivismo pedagogico non è una cosa recente. Ferri ci (mi) informa che nacque con la Montessori ed è basato sul concetto di learning by doing, cioè imparare facendo. L’insegnante non dà tutte le informazioni e le nozioni agli alunni sugli argomenti che dovranno essere trattati. Agli alunni viene dato un quadro generale e degli strumenti di ricerca. Saranno loro a scoprire quello che c’è da imparare e a creare un percorso di apprendimento personalizzato. Quello che mancava alla Montessori è il dopo e anche il come. Le informazioni sono, oggi, prettamente multimediali e digitali, quindi riutilizzabili e manipolabili con molta facilità. Quindi gli alunni, nelle classi virtuali, possono interagire anche a distanza con molte più persone di un tempo, possono accedere a grandi riserve di conoscenza (si citano Wikipedia, TED, Khan Academy, i contenuti degli editori scolastici, la produzione interna della scuola) e possono riassemblare in modo personale quanto scoperto in modo molto più potente ed efficace. Si citano gli ebook, i video, e molto altro ancora.
Il luogo dove avviene questa ricerca è la flipped classroom, come dicevo poc’anzi. Aule e luoghi progettati per laboratori formati da piccoli gruppi di studenti, dove l’insegnate ha più il ruolo di regista e di consulente che di dispensatore di conoscenza. Luoghi con attrezzature multimediali che consentono l’interazione a distanza, luoghi che consentono l’elaborazione solitaria di quanto “catturato” in rete. Quindi non più un’aula tradizionale, ma un luogo vario di insegnamento.

Dopo che gli alunni e docenti avranno assemblato quanto imparato in nuove forme multimediali, potranno condividere e discutere i lavori con i loro pari, affinare la loro conoscenza e aggiungere altro sapere al proprio bagaglio. Il processo prevede una continua evoluzione dei materiali e un continuo riutilizzo.

La scuola 2.0 non è 2.0 solo in classe, ma anche in rapporto con i genitori e con l’istituzione scolastica. Gestione delle presenze online, delle iscrizioni, dei pagamenti, degli scrutini e tanto altro. La tecnologia, secondo Ferri, potrebbe rivoluzionare anche l’interazione genitore-docente.

La tecnologia è vista, in questo contesto, come ubiquitaria e invisibile.

Concludo con alcuni dati sulla situazione italiana. Solo il 7% delle scuole è connesso a internet, contro il 100% del Regno Unito. La banda larga arriva a malapena al 50% delle famiglie con un componente fra i 16 e i 74 anni, siamo fra gli ultimi in Europa e nel mondo. Le più connesse sono le famiglie con ragazzi in età scolare: fra gli 11 e i 35 anni oltre il 75% usa internet. Manca la connettività nelle scuole, quindi, e mancano investimenti sugli insegnanti per l’utilizzo di queste nuove tecnologie. Qualcosa si sta muovendo, l’introduzione dei libri digitali procede, anche se crea paure, malumori e qualche ingiustizia. A S. Donato e dintorni vorremmo capire cosa sta succedendo. Ce la faremo?

Critiche personali:

1) Non sono stati presi in considerazione aspetti relativi alla sicurezza dei dati degli alunni. Immagino che non fosse fra gli obiettivi del trattato, ma accennarne sarebbe stato opportuno. Mettere tutto on line o on cloud pone dei problemi di riservatezza, di proprietà e di accessibilità dei dati. Può la scuola mettere tutto il suo sapere in mano a istituzioni commerciali come Google? O può creare metodi di monitoraggio della presenza degli alunni troppo invasivi? Nelle università americane si sono già verificare eccessi di controllo, con esiti anche molto spiacevoli. (tag rfid e pc controllati da remoto)

2) L’ipotesi che la tecnologia, per il solo fatto di esserci, plasmi le menti dei ragazzi e li faccia diventare nativi digitali come intende Ferri è molto azzardata. Io non la condivido. I giovani, se non hanno nessun adulto che li instrada nella direzione che immagina Ferri, non solo non vanno da nessuna parte, ma diventano facile preda di un mondo che non esiterà a sfruttarli come consumatori e cittadini.

3) E’ vero che la tecnologia consente di applicare il costruttivismo pedagogico montessoriano come mai è stato fatto prima, ma la tecnologia non è strettamente necessaria. Tutto quanto indicato da Ferri si è fatto anche prima dell’avvento delle tecnologie informatiche diffuse. E’ un metodo che lavora benissimo anche in analogico e può essere in ogni momento e in ogni scuola adottato fin da subito. (Dopo la formazione degli insegnanti, ovviamente. Quella non si può saltare.)

4) Per 39€ ci sono troppi refusi.

5) Un saggio che parla di tecnologie digitali… e la versione del saggio non esiste in ebook. Sono quelle contraddizioni che mi lasciano sempre di stucco e senza parole. Non diciamole, allora. :-)

Una lettera al Papa (e a Scalfari) /2

domenica 15 settembre 2013

Mentre il Papa e Scalfari parlano dei massimi sistemi, noi mortali abbiamo a che fare con problemi più concreti. Ma veniamo al punto e facciamo un brevissimo passo indietro.

Io e la Mami de Lacomizietta veniamo entrambi, chi più chi meno, da famiglie cattoliche e quindi abbiamo avuto tutti i sacramenti e catechismi prescritti dalla Chiesa Cattolica, ora di religione compresa e Messe alla domenica. Entrambi, in età adulta, per motivi vari e personalissimi, ci siamo allontanati dalle prescrizioni della Chiesa e abbiamo preso le distanze da un certo modo di intendere la religione. Non abbiamo nulla contro la religione Cattolica e le religioni in genere, pensiamo anzi che la religione sia un aspetto importante della vita di ognuno e che ognuno abbia il diritto di seguire la propria strada in questo ambito. Per questo motivo Lacomizietta ha, fin da subito, seguito l’ora di alternativa a scuola. Pensiamo infatti che non abbia molto senso dedicare un’ora alla settimana, in questa età, alla religione Cattolica, per quanto soft e bene sia svolta dalle insegnanti. Pensiamo che Lacomizietta debba avere tutto il tempo per crescere e farsi un’idea propria su questo argomento delicato. Certo, noi metteremo a disposizione le nostre convinzioni e le nostre conoscenze, con la certezza, però, che saprà crearsi un percorso nuovo e originale in questa materia.

Sulla carta, ovviamente, il diritto all’esonero è scritto a chiare lettere. Quei mangiapreti dell’UAAR dicono anche che i soldi per gli insegnanti di religione comprendono anche quelli di alternativa. (Aggiornamento: qui le FAQ dell’UAAR) Se ci sono i primi, ci sono anche i secondi. La pratica, però, segue una via diversa. Lacomizietta è l’unica fra quattro quarte a non fare l’ora di religione. Tutti ferventi cattolici? No, la maggior parte (ma questa è un’illazione nostra) semplicemente non vuole disagi. Quindi per lei, quest’anno, non c’è l’insegnante di alternativa, con grande disagio della preside e delle altre insegnanti.

Lei, dopo aver valutato con noi i pro e i contro delle soluzioni possibili, ha deciso di continuare a non seguire l’ora di religione. Sarà parcheggiata, di volta in volta, in classi diverse. Lacomizietta ha deciso di prendere questa situazione come un’avventura. (Dimostrando una maturità decisamente superiore a quella degli adulti.)

Noi, da parte nostra, non abbiamo fatto tutto quello che avremmo potuto. Già dalla prima avevamo pensato di fare una campagna anti ora di religione per aumentare gli alunni di alternativa e creare una massa critica utile per trovare un’insegnante. Per motivi vari non l’abbiamo fatto. Questo non toglie che il diritto di avere un’insegnante di alternativa rimanga, anche se Lacomizietta è l’unica fra circa 100 alunni.

Ora, caro Papa Francesco e caro Scalfari, cosa ne pensate di questa cosa? Ha senso iniziare l’ora di religione cattolica alla scuola materna? Ha senso scrivere sulla carta che si può chiedere l’esonero e trovarsi da soli senza un’insegnante? A questa età, questo aspetto della vita di una persona, non dovrebbe essere demandato esclusivamente alla famiglia? (Personalmente penso che la religione sia come la patente, si può abbracciare dopo i 18 anni.) Non erano proprio i primi cristiani che riservavano agli adulti la scelta di seguire gli insegnamenti di Gesù? Che fine ha fatto quella tradizione? Cosa motiva battezzare i bambini appena nati ed educarli a tutte le formalità del credo in tenera età? Abbiamo un Dio tanto misericordioso che per uno stupido sacramento non formalizzato ci sbatte all’inferno anche se ci siamo comportati bene tutta una vita o siamo morti troppo presto per essere colpevoli di qualcosa? Caro Scalfari, non crede che siano queste le domande prioritarie da fare al Papa?

Buona riflessione.

Racconta cosa desideri per questo anno scolastico

venerdì 13 settembre 2013

Frequento la 4°* della scuola primaria ***.
Il primo giorno di scuola ero molto emozionata e contemporaneamente un po’ impaurita perché non sapevo cosa aspettarmi.
Spero di poter continuare il programma di scienze, in particolare quello riguardante la flora e la fauna; sinceramente penso che l’anno scorso non abbiamo fatto un granché. Comunque sono soddisfatta di quello che abbiamo fatto finora. Un’altra cosa che vorrei approfondire è il programma di arte che secondo me non è concluso, o forse sono io che amo troppo l’arte?
Non so perché ma me lo sento: secondo me quest’anno il programma di storia sarà un mondo di perché e di avventure e anche di gite. Vorrei che andassimo al Museo di Storia Naturale anche se è molto lontano, ma secondo me ne vale la pena.
Comunque sono pronta ad affrontare tutte le verifiche di ogni materia.
Buon anno anche alla mia classe!

(C)2013 Lacomizietta. Tutti i diritti riservati.

Il digitale delle impronte sulla lavagna

lunedì 22 luglio 2013

Mariangela Vaglio, alias ilnuovomondodigalatea, ci spiega che l’insegnamento con strumenti digitali potrebbere non essere così efficace e utile come sembra:

Il Ministro Carrozza, la didattica digitale e ’intramontabile fascino di lavagna e gessetto

Neologismi /23

venerdì 3 dicembre 2010

A S. Donato esiste un complesso scolastico chiamato Centro Scolastico Omnicomprensivo, visto che raccoglie fra le sue mura diversi tipi di scuola. L’Omni, così chiamato dagli studenti, ha anche un posto dove poter fare del teatro e Lacomizietta si sta allenando per il suo prossimo premio Oscar, insieme ai suoi compagni di classe, in vista dello spettacolo di fine anno (solare). Solo che Omnicomprensivo non è facile da dire a quasi 6 anni.

Figlia: Mami, oggi siamo stati all’Obliconfensivo a fare teatro!
Mami: Bene! E come è andata? Hai avuto paura? [C’era un poco di apprensione, la sera prima.]
F: No, Mami, tutto bene. Oggi mi sentivo coraggiosa!