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[libro] Sposati e sii sottomessa

domenica 25 marzo 2018

Autrice: Costanza Miriano
Titolo: Sposati e sii sottomessa – Pratica estrema per donne senza paura
Editore: Vallecchi
Altro: ISBN 9788884272140; 12,50€; 254 p.; genere: saggistica; I ed. 2011

Costanza Miriano è una giornalista, politicamente attiva nell’area cattolica più conservatrice in fatto di famiglia, aborto e matrimonio. A molti, solo a sentirla nominare, fa venire l’orticaria. Come potete immaginare, su questi temi sono in una posizione diametralmente opposta alla sua. Viste queste premesse, perché leggere questo libro?

A dire la verità venni a sapere di questo curioso titolo prima di sapere chi fosse Costanza Miriano e, per uno strano motivo che non saprei spiegare, mi incuriosì molto; dimostrava senza dubbio coraggio, perché un conto è dire di essere contro il divorzio, l’aborto e i matrimoni omosessuali, un conto è dire apertamente che la donna deve essere sottomessa all’uomo. Su questo ultimo tema il consenso potrebbe non essere così vasto. Non solo la curiosità è rimasta, anche dopo aver inquadrato l’autrice nel giusto contesto, ma è anche un mio preciso proposito, ogni tanto, esplorare i campi avversari. Penso sia salutare non frequentare solo la nostra bolla. Qualche mese fa ho trovato questo libro di seconda mano gratis e quindi mi sono detto: buttiamoci.

Prima di tutto il titolo. Riprende un comandamento di S. Paolo (Lettera agli Efesini, 5,22-33) e lo porta nel nostro mondo, cercandone una giustificazione moderna. E come S. Paolo, la Miriano scrive alle sue amiche e ai suoi amici facendo l’apologia del matrimonio cattolico. Poi alle sue lettere ci aggiunge una auto esegesi. Questo per undici volte.

Devo dare atto che ho avuto due sorprese: la prima è che, almeno nello scrivere, la Miriano sa essere molto ironica e autoironica, rendendo il libro molto più facile da leggere e riuscendo persino a strappare qualche sorriso. La seconda è stato trovarmi d’accordo con lei su alcuni punti.

La tesi del saggio è sostanzialmente questa: la donna ha un ruolo ben definito: sposarsi, dare al marito il ruolo di Capo Famiglia, fare figli, accudire e supportare marito e figli. Può anche lavorare, se riesce a fare tutto quanto il resto, ma le priorità sono chiare. Per carità, è una scelta di vita più che dignitosa e arbitraria come molte altre. Può contenere una devozione e un amore d’altri tempi, lo ammetto. Il problema è che in questo saggio questo ruolo non è un’opzione possibile. È l’unica opzione possibile. Per tutte e tutti (ovviamente il marito non può sottrarsi al suo ruolo di Capo).

Le giustificazioni non sono solo religiose, ma anche pseudo psicologiche (tutte le amiche e conoscenti che non si sono sposate e non hanno avuto figli sono tristi e irrealizzate; la donna ha nel DNA il gene dell’accudimento e dell’amore incondizionato) e sociali. Per queste ultime l’autrice riprende osservazioni che ho già letto in Amore liquido di Bauman: fare un progetto a lungo termine in un mondo senza punti fissi e inneggiante in molti campi al cambiamento fine a se stesso (leggi: consumismo) è decisamente fuori moda. La vita coniugale è una scelta volontaria che può togliere vie di fuga e questo è oggi inaccettabile; la nostra società sembra non vedere più nessun beneficio dalla solidità di un legame duraturo. Su questo non è difficile essere concordi, anche senza essere cattolici. Ma mentre Bauman sa che non si può andare indietro e non sa cosa ci sarà in futuro nella società occidentale, la Nostra ha già la soluzione pronta: S. Paolo.

Se da un lato, a parole, questa scelta di sottomissione deve essere libera, e non può che essere così, lo riconosce l’autrice stessa, dall’altro però la società non deve dare nessuna possibilità di sfuggire a questo mandato: no aborto, no divorzio, no unioni omosessuali. Se fosse economicamente sostenibile, la donna non dovrebbe nemmeno andare a lavorare, ma su questo l’autrice ha alcuni dubbi, visto che lei stessa lavora. La donna e l’uomo hanno una specie di libertà vincolata: “andremo d’accordo se farai quello che dico io” è il messaggio.

Non critico la visione della donna secondo S. Paolo. Critico l’unicità di questa visione. Non possiamo più ignorare che ci sono altri modi, altre esigenze, altre realtà che hanno pari dignità e devono poter essere espresse. Altre realtà che, fra l’altro, si sono sempre espresse, a dispetto delle leggi sociali e religiose, e che oggi è ridicolo non riconoscere. La battaglia della Miriano è perdente, da questo punto di vista. Questo non toglie che, in una società senza punti di riferimento, liquida secondo Bauman, questo messaggio possa avere un suo fascino. Perverso.

Buona lettura. Forse.

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